Cambiare i dirigenti del Pd per ripartire nei territori. E cercare, allo stesso tempo, di siglare una pace vera con la minoranza dem, in attesa del congresso. Perché per il referendum di ottobre sulle riforme serve la compattezza del partito. Matteo Renzi ha preparato la strategia per superare le difficoltà che – come ha ammesso – sono emerse dalle comunali. Quindi, dopo i ballottaggi, vuole puntare su chi ha saputo ottenere voti, portando ai seggi migliaia di elettori. È il caso di Pierfrancesco Majorino e Marco Sarracino, entrambi rappresentanti della sinistra del partito, usciti bene dalle primarie di Milano e di Napoli. Due volti nuovi e battaglieri, con una buona capacità di comunicazione. Insomma, oltre al problema Napoli, affidato a un commissario di sua fiducia, Renzi lavora ad un’ampia operazione di restyling, cominciando dalla segreteria.
I CANDIDATI – “Non è solo una questione di nomi. Bisogna capire quali compiti saranno dati alla segreteria, organismo che per un anno non è stato mai convocato. Perché, intendiamoci, se arriva una nomina tanto per dare un contentino, allora non ci siamo proprio”, spiega un esponente della minoranza. E tra l’altro nella sinistra dem c’è qualche perplessità. L’ex segretario, Pier Luigi Bersani, non è nemmeno interessato a intavolare un discorso del genere, perché lo ritiene una perdita di tempo. Per di più svantaggiosa. Mentre l’ex capogruppo alla Camera e possibile avversario di Renzi al congresso, Roberto Speranza, è meno drastico sul tema. Ma prima vuole conoscere le reali intenzioni del leader dem. Oltre a Majorino e Sarracino, ci sono altri nomi “caldi”, a cominciare dalla orfiniana Valeria Valente, reduce dalla sconfitta elettorale a Napoli, e Roberto Morassut, ex assessore a Roma e sfidante di Giachetti alle ultime primarie a Roma. “Il progetto è chiaro: il premier vuole recuperare i non renziani più radicati sul territorio”, evidenzia una fonte interna.
CHI ESCE DALLA SEGRETERIA – Qualcuno dovrà pagare il conto. Dalla squadra di Largo del Nazareno sarà sacrificata Valentina Paris, responsabile Enti locali e fedelissima di Matteo Orfini. In uscita dalla segreteria figurano anche Stefania Covello, responsabile del Mezzogiorno nota per i suoi trascorsi con Forza Italia (prima del passaggio alla Margherita), e Sabrina Capozzolo, responsabile Agricoltura. Anche Enzo Amendola sarà sostituto, visto che nel frattempo è diventato sottosegretario agli Esteri. In bilico ci sono anche Micaela Campana, responsabile Welfare e molto vicina al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, e Angelo De Maria, vicino a Gianni Cuperlo: la decisione per entrambi è legata agli equilibri di corrente che si troveranno nella nuova segreteria. Da valutare invece le posizioni di alcuni renziani in segreteria, come Ernesto Carbone (prossimo commissario del partito a Napoli), Alessia Rotta ed Emanuele Fiano, che potrebbero essere dirottati su altri incarichi.
Salvo colpi di scena clamorosi, poi, Renzi confermerà Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini come vicesegretari. Ma sulla strada potrebbe materializzarsi un intoppo: le richieste della minoranza, che non è disposta a scendere in campo con ruolo di secondo piano. Altrimenti la trattativa è destinata a naufragare. “I renziani sconfitti alle primarie ottengono posti di Governo e a noi vengono date le briciole in segreteria?”, chiosa un esponente della sinistra dem.