Si parla molto degli effetti dell’accordo tra Putin e Xi Jinping sulla guerra. In Ucraina. Ma da quanto capisco, Mosca e Pechino hanno siglato accordi di natura non militare.
Ivo Borromeo
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Gentile lettore, è esatto: gli accordi resi pubblici riguardano una serie di campi civili: finanza, commercio, materie prime, turismo. Tuttavia, anche escludendo l’esistenza di patti militari segreti, è evidente che siamo al cospetto di una svolta geostrategica. Già la visita di Xi a Mosca di per sé parla chiaro: avviene nel bel mezzo della guerra e due giorni dopo la surreale accusa della Corte dell’Aja a Putin di essere “un ladro di bambini”. La parola Ucraina non è stata mai pronunciata, ma le prime parole di Xi a Putin sono state: “Caro presidente, io la chiamo sempre caro amico”. Una frase che la dice lunga. Non a caso la reazione americana è stata rabbiosa: “Se ci fosse una proposta di tregua, noi non l’accetteremo” ha detto Biden, dimenticando che lui (formalmente) non è il presidente dell’Ucraina e (formalmente) non è in guerra con la Russia. I massmedia, poi, hanno fatto a gara per sminuire la figura di Putin, “vassallo” di Pechino o “fratello minore” di Xi. Tutto lascia capire che il vertice di Mosca potrebbe essere ricordato come l’evento che cambia il corso della Storia contemporanea. La Cina ha preso atto che lo scopo ultimo degli Usa è la sua demolizione, eventualmente anche militare, e ha agito di conseguenza creando un blocco con la Russia. Mosca, con il suo arsenale atomico, è per Pechino una polizza sulla vita. E la coppia Russia-Cina è una sfida poderosa all’egemonia americana sul mondo.
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