C’è grande confusione sotto il cielo di Bruxelles con l’Italia sul piede di guerra praticamente su tutti i fronti. Dal dossier sulle auto inquinanti alle case green, fino alla riforma del Patto di Stabilità. Oggi gli eurodeputati, come preannunciato, hanno approvato la direttiva proposta dalla Commissione Europea per l’efficienza energetica degli edifici. I voti favorevoli sono stati 343, quelli contrari 216 e gli astenuti 78. Ma a Roma le destre la pensano diversamente.
Il Parlamento Europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, ha approvato oggi la direttiva sulle case green
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin aveva già dettato la linea della contrarietà, sposata dalle delegazioni di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Appena qualche giorno fa, l’Aula di Montecitorio ha dato il via libera alla mozione di maggioranza che chiude la porta alla proposta europea, poi approvata oggi. Che, secondo il governo Meloni, non sarebbe sostenibile per l’Italia e risulterebbe come una patrimoniale nascosta.
Pichetto Fratin: “La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia”
“La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale” ha detto oggi Pichetto Fratin. “Non mettiamo in discussione – ha aggiunto ancora il ministro – gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugiò delle famiglie italiane”.
Salvini è contrario allo stop ai motori termici
Idem sui nuovi standard Euro 7 e sullo stop alle auto a diesel e benzina dal 2035. Su quest’ultimo fronte mentre ieri era in corso a Bruxelles l’Eurogruppo a Strasburgo c’è stato un vertice dei Paesi scettici sulle proposte legislative dell’Europa per l’automotive. Un’occasione per Roma – presente con il vicepremier e ministro Matteo Salvini – per ribadire la sua netta contrarietà allo stop ai motori termici, forte della sponda di Varsavia e Sofia. E dell’appoggio di Berlino, in aperta rottura con la Francia che spinge invece per il passaggio all’elettrico.
Alla riunione degli scettici sono intervenuti Repubblica Ceca, Italia, Germania, Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia e Portogallo. Fonti del ministero di Salvini confermano piena sintonia tra Roma, Berlino e Varsavia e parlano di “schizofrenia dell’Europa’’ che da una parte accelera sull’elettrico e dall’altra boccia il nucleare come fonte energetica green. E c’è da dire che le riserve degli scettici cominciano a fare in qualche modo breccia.
“A oggi nessuna decisione è stata ancora presa” sullo stop ai motori termici nel 2035, frena il commissario Ue all’Industria, Thierry Breton. Le case automobilistiche dovrebbero “mantenere entrambi i motori” termici ed elettrici “finché la decisione non sarà finalizzata nelle prossime settimane”, ha evidenziato Breton, ricordando che in ogni caso il possibile stop per quelli alimentati a benzina e diesel non riguarda “tutto il pianeta” perché “si tratta di buon senso”.
Bruxelles in pressing sull’Italia per la ratifica del Mes e la riforma del Patto di stabilità
Insomma Bruxelles ha in mente alcune opzioni che presto metterà sul tavolo. A ciò si aggiunga la questione della riforma del Patto di Stabilità. E se sulle auto Roma si fa forte della sponda di Berlino, sulle nuove regole di governance economica Germania e Italia si trovano su rive opposte. La tensione è destinata a crescere sul ritmo di riduzione del debito pubblico. I frugali, Berlino in testa, vogliono numeri messi nero su bianco. Roma com’è immaginabile vuole più flessibilità.
La Commissione dovrà fare una proposta legislativa, attesa in aprile. Fatti salvi i limiti dei trattati del 3% del deficit e del 60% del debito sul Pil si dovrebbe archiviare la regola draconiana del ‘ventesimo’ (che chiedeva di ridurre di 1/20 all’anno la parte del debito oltre il 60%). E su questo sono tutti d’accordo. Ma i frugali chiedono comunque “parametri quantitativi comuni”, ovvero impegni minimi precisi su quanto ridurre anno per anno il debito.
“Dovremmo evitare misure permanenti di aumento del deficit”, avverte l’Eurogruppo nella dichiarazione finale del summit di ieri. Per l’Italia, poi, c’è il nodo Mes. Il governo dovrà rispondere al pressing Ue sulla ratifica. Il direttore del Mes, Pierre Gramegna, si è detto pronto a “fornire tutti gli argomenti necessari al governo per procedere con la ratifica” con una nuova visita in Italia nelle prossime settimane.