Ha snobbato l’assemblea elettiva della Figc per partecipare alla presentazione del nuovo direttore tecnico della Federazione italiana di tiro con l’Arco. Un’assenza che ha fatto rumore quella del presidente del Coni, Giovanni Malagò, risultato comunque alla fine della giornata il vero vincitore per designare il futuro della governance del calcio. Visto che l’assemblea Figc è andata a finire proprio come Malagò aveva auspicato: commissariamento per via Allegri dopo l’addio di Carlo Tavecchio in seguito alla mancata qualificazione della nazionale ai mondiali in Russia di quest’anno.
La lunga giornata – Dei tre candidati il primo ad uscire di scena è stato il capo dell’Assocalciatori Damiano Tommasi, al terzo scrutinio. Al ballottaggio finale erano arrivati Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina. Il leader dei dilettanti Sibilia però ha dato indicazione per votare scheda bianca. Non senza spiegare di aver offerto la presidenza a Gravina che però ha declinato l’offerta. “Non potevo accettare una poltrona a queste condizioni”, ha spiegato Gravina, “Chiedo scusa a tutti coloro che oggi erano qui presenti e a tutti gli italiani. La partita doveva essere giocata fino in fondo, poi all’improvviso qualcuno, mentre si stava giocando, non so perché, il pallone lo ha tolto dal campo da gioco. Pensare di rinnegare dei punti fondamentali del mio programma per fare il presidente non fa parte della mia persona. Non è una sconfitta del calcio, ma della sua classe dirigente”. Allenatori, arbitri e parte della serie A si era detta contraria all’accordo tra Sibilia e Gravina. L’ultima votazione, quindi, ha visto il trionfo delle schede bianche con il 59%. A Gravina il 39,06% e a Sibilia l’1,85%. L’ennesima brutta pagina per il calcio italiano. Con la Giunta esecutiva del Coni che si riunirà giovedì, ore 15, per sancire l’arrivo del commissario in Federcalcio.
Disastro pallonaro – Amaro il commento di Tommasi al termine della giornata: “Per il nostro percorso abbiamo deciso di non esprimere il nostro voto: certamente è una sconfitta e sicuramente ci sarà il commissario. Ma è giusto che qualcuno di esterno ci metta mano. Forse”, ha chiosato Tommasi, “non è un caso che siamo fuori dal Mondiale. Avevamo bisogno di un cambiamento e ritenevamo che nessuno dei due candidati lo rappresentasse sul serio”. Dopo la figuraccia in mezzo al campo, anche nel palazzo il calcio italiano è riuscito a segnare un’altra pagina da dimenticare. Fatta di trattative, trame oscure e proposte di poltrone. Degne della peggiore politica.