I boss di Cosa Nostra avevano un chiaro e unico obiettivo: “Ci dobbiamo prendere il paese nelle mani“. Così commentavano, intercettati dai carabinieri, l’incendio dell’auto del sindaco di Cerda, poi costretto alle dimissioni. Anche questa è emerso dalla vasta operazione antimafia nel Palermitano: i carabinieri hanno eseguito 33 ordinanze di custodia cautelare, 24 in carcere e nove ai domiciliari. Al centro degli arresti, i mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde, rispettivamente controllati dai boss Diego Rinella e Francesco Bonomo: l’operazione ha portato alla luce una serie impressionante di intimidazioni a imprenditori e politici.
I provvedimenti, emessi dal gip del Tribunale di Palermo, Fabrizio Molinari, su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, ipotizzano a vario titolo i reati di associazione mafiosa, estorsione, furto, rapina, illecita detenzione di armi, intestazione fittizia di beni e trasferimento fraudolento di valori, aggravati dall’agevolazione del sodalizio mafioso.
INTIMIDAZIONI – Come detto, dalle indagini sono emerse forti intimidazioni, specie nei confronti di quei sindaci con la chiena dritta. Quattro anni fa i padrini riuscirono a far dimettere il sindaco di Cerda, Andrea Mendola, che non si era voluto piegare alle mire dei clan. Dopo l’incendio delle auto, avvenuto il 30 ottobre 2012, Mendola chiese aiuto e poi presentò le dimissioni denunciando di “essere stato lasciato solo”.
LA NUOVA GEOGRAFIA MAFIOSA – Ma dall’inchiesta è emerso anche altro. Le indagini hanno consentito di delineare gli interessi di Cosa nostra nella zona orientale della provincia di Palermo – a partire da Bagheria sino ad arrivare ai confini delle province di Catania e Messina – e di ricostruire in maniera dettagliata i nuovi organigrammi dei due storici mandamenti di Trabia e San Mauro Castelverde. È documentato, ad esempio, il ruolo di vertice ricoperto per il mandamento di Trabia da Diego Rinella, e per il mandamento di San Mauro Castelverde da Francesco Bonomo, che poteva contare su diversi affiliati per il trasporto di pizzini e messaggi a reggenti e sodali delle famiglie di San Mauro Castelverde, Polizzi Generosa e Lascari. Nell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro.