di Gaetano Pedullà
La soluzione tecnica non la si vuole, la soluzione politica non c’è. Oggi il governo delle larghe contese potrebbe gettare la maschera e avviarsi al capolinea. A meno di ripensamenti nelle ultime ore, la giunta per le immunità voterà l’espulsione di Silvio Berlusconi dal Senato. E così aprirà la strada a un governo sostenuto da forze politiche separate in casa – e quindi ancora più fragile e inefficace di adesso – oppure a un Letta bis e con molta probabilità a nuove elezioni in primavera. Urne a cui si arriverà dopo altri mesi di caos politico e quasi sicuramente con l’attuale sistema elettorale, visto che qualunque nuova maggioranza dovesse uscire dal cilindro sarà una maggioranza zoppa, appesa agli umori (e al ricatto) di qualche transfuga, sempre che di transfughi se ne trovino a sufficienza. Comunque, una maggioranza incapace di cambiare sul serio la legge elettorale. Abbiamo di fronte, dunque, giorni sempre più infuocati. Altro che pacificazione! Il sogno di uscire da una situazione straordinaria senza concessioni altrettanto straordinarie si è rivelato un’illusione. Vent’anni di muro contro muro tra Centrodestra e Centrosinistra, di colpi bassi di ogni tipo, di confusione dei poteri tra magistrati che hanno fatto politica con le sentenze e politici che hanno cercato di condizionare la magistratura, di poteri economici che hanno deciso per conto della politica, non si mandano in soffitta senza gesti fortissimi. I gesti di statisti o di leader coraggiosi che non pensano ai sondaggi elettorali di domani, ma a quale Paese lasciare alle generazioni di domani. Nella vicenda di Berlusconi dentro o fuori dal Parlamento hanno contato invece solo formalismo e calcolo elettorale. Da Pd e Cinque Stelle, così come Napolitano, non è arrivata nessuna apertura e ora la forma è slava e le possibilità elettorali di ciascuno pure. Ma uscire dal tunnel di questo Paese anomalo sarà ancora più difficile.