Il toto Nobel per la pace è partito. Qualcuno che si atteggia da bene informato sussurra che l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), la Corte internazionale di giustizia e il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres siano tra i favoriti per il premio Nobel per la pace 2024.
Per la sua attività in favore delle popolazioni colpite dai conflitti buone chance di vittoria sono attribuite all’UNRWA e al suo alto commissario Philippe Lazzarini. Un premio all’Unrwa riaccenderebbe evidentemente gli animi di chi osteggia le accuse di Israele contro l’agenzia, le stesse che avevano bloccato i finanziamenti di molti paesi, poi ripristinati dopo i risultati di inchieste indipendenti.
Un Nobel per l’Onu e al suo segretario Guterres aprirebbe la polemica sulla Corte internazionale di giustizia che ha condannato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia e ha chiesto a Israele di garantire che non venga commesso alcun genocidio a Gaza in un caso presentato dal Sudafrica, ancora in corso, che Israele ha ripetutamente respinto come infondato.
Qualcuno vorrebbe il presidente ucraino Zelensky, altri spingono per un Nobel postumo al dissidente russo Alexei Navalny, morto in una colonia penale artica a febbraio. Tra i papabili ci sarebbero anche l’Unesco e il Consiglio d’Europa.
Le guerre, i massacri, la vigliaccheria internazionale e i morti intanto continuano. Non c’è stata pace in questo 2024 che è l’anno dell’incitamento alla guerra. Anzi, per il Nobel della guerra verrebbero in mente facilmente alcuni nomi.
Allora fate una bella cosa, non assegnatelo il Nobel per la pace. È accaduto altre 19 volte (durante la Prima guerra mondiale, nel primo dopoguerra, durante la Seconda guerra mondiale, negli anni della Guerra fredda e della Guerra del Vietnam). Fatelo ancora.