Prima ancora di iniziare, la campagna referendaria prevista per la prossima primavera già perde un pezzo. La Corte Costituzionale, con una decisione che ha spiazzato molti, ha stabilito che la consultazione popolare sull’eutanasia legale non si farà perché il relativo quesito, proposto dall’Associazione Coscioni, è ritenuto inammissibile (leggi l’articolo).
Eutanasia, la sentenza che sarà depositata soltanto nei prossimi giorni
Secondo la Consulta, la quale oggi è chiamata a decidere anche sugli altri sette referendum ossia quello sulla depenalizzazione della cannabis, quello sulla legge Severino e i cinque sulla Giustizia, ha comunicato – dopo oltre tre ore di camera di consiglio – la propria decisione con una nota stringata che anticipa la sentenza che sarà depositata soltanto nei prossimi giorni. Secondo quanto messo nero su bianco dai giudici, l’inammissibilità del quesito referendario è stata decretata in quanto “a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”. Detto in soldoni per la Corte Costituzionale se si andasse al voto e se trionfassero i Sì, il risultato sarebbe un vuoto normativo pericoloso in quanto non assicurerebbe la tutela minima delle persone più deboli.
GRANDE SCONCERTO. Malgrado la decisione della Consulta sia arrivata a tarda sera, sono state immediate le reazioni da parte della politica. Prima tra tutti quella di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Coscioni, che fuori dalla Consulta ha detto che “questa per noi è una brutta notizia” ma lo è ancor di più “per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo” e per “la democrazia”. Una sconfitta che non si tradurrà in una resa perché Cappato, il quale ha seguito i casi di Piergiorgio Welby e Dj Fabo, non intende alzare bandiera bianca e preannuncia che “sull’eutanasia proseguiremo con altri strumenti, abbiamo altri strumenti”, precisando che “andremo avanti con disobbedienza civile” e preannunciando che “faremo ricorsi”.
Dispiacere espresso anche dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che sull’eutanasia ha le idee chiare e precisa che “Il Parlamento deve dare una risposta al Paese, quelle firme non possono rimanere li’, gettate al vento. Occorre una forte reazione del Parlamento. Abbiamo un testo” a firma del 5S Mario Perantoni, “su cui il Movimento ha lavorato, c’è una discussione già avviata tra le forze politiche, c’è un imperativo morale, politico, sociale, di dare una risposta al Paese, di dare risposta alle tante persone che si trovano in quelle condizioni di difficoltà e che chiedono che ci siano procedure chiare e trasparenti per mettere fine a condizioni di vita che appaiono, come scritto nel testo, irreversibili, ormai definitivamente accertate e che ovviamente non prospettano la possibilità di una prosecuzione delle attività vitali, nel rispetto del valore fondamentale della persona e della dignità. Su questo noi staremo sempre li’, in prima fila, a incitare le altre forze politiche”.
Gli fa eco il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che su Twitter scrive che “la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del referendum sull’eutanasia legale deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa”, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, si limita a dire: “Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia”.