Abbandonare l’euro sarebbe “una completa sciagura” che va evitata a ogni costo. A sostenerlo, senza mezzi termini, è l’economista Francesco Daveri, professore dell’Università Bocconi, commentando le parole con cui Claudio Borghi, a sorpresa, ha rilanciato l’ipotesi Italexit.
Prima le polemiche sul Mes, poi Borghi che rispolvera l’idea di uscire dall’Euro. L’Italexit sarebbe una buona idea?
“Assolutamente no, a me sembra una pessima idea e non lo dico da oggi. Ci tengo a precisare che fondamentalmente tutta la polemica di questi giorni sul Mes, vuole andare a parare proprio su questa ipotesi perché le argomentazioni che sono state tirate fuori, al di là delle modalità con cui decidere se accettare le modifiche al Salva Stati, vanno a negare l’opportunità di avere un meccanismo europeo che mantenga la stabilità tra gli Stati. Ma si tratta di qualcosa di assolutamente necessario e imprescindibile affinché la moneta unica funzioni. Evidentemente il punto è un altro, ossia se si vuole o meno l’Euro. In tal senso, glielo riconosco, Borghi è stato onesto dicendo chiaramente di non volerlo. Ma deve essere chiaro a tutti che se uno è contro il Mes, è contro l’Euro. Viceversa se si è a favore della moneta unica, si deve accettare un qualche meccanismo di stabilità perché non si può tollerare che ci sia chi continua ad accumulare debito pubblico senza che arrivi il giorno in cui qualcuno gliene chieda conto”.
Qualora la politica decidesse per l’Italexit, sarebbe davvero possibile abbandonare la moneta unica?
“Ci sono alcune difficoltà che varrebbe la pena ricordare. La prima è che l’euro fa parte dei trattati che tengono insieme l’Europa. Quindi non è come andare al ristorante dove si può scegliere una pietanza piuttosto che un’altra perché moneta unica e Unione europea sono due parti della stessa medaglia. Si tratta di un pacchetto unico perché non si possono eliminare i dazi senza eliminare anche la possibilità di svalutare la valuta. L’eliminazione dei dazi, infatti, serve a rimuovere i vincoli al commercio tra Stati membri. La svalutazione, invece, è sostanzialmente un dazio alle importazioni e un sussidio alle esportazioni quindi, in un colpo solo, con la svalutazione del cambio si introducono due variazioni rispetto alle condizioni vitali del mercato unico. La seconda ragione è quella relativa al tasso di cambio della nuova valuta. In tal senso la maggiore difficoltà sarebbe fissarne uno che rimanga stabile nel tempo, cosa ardua perché nessuno vorrebbe la lira che inizierebbe immediatamente a deprezzarsi”.
Se domani mattina ci svegliassimo fuori dall’Ue, cosa succederebbe?
“Il fatto di uscire dall’Unione Europea non è né semplice né scontato. Ci sta provando, con non poca difficoltà, il Regno Unito che ha una forza ben diversa dalla nostra e non ha nemmeno l’euro. Nel caso in cui davvero succedesse, verremmo pagati in lire e i prodotti che dobbiamo importare ci costerebbero molto di più perché li dovremmo acquistare in euro e non in lire. Per fare un esempio concreto, pagheremmo di più la benzina perché si acquista in dollari e salirebbero i costi della bolletta energetica. Le nostre esportazioni, invece, avrebbero qualche vantaggio a causa della svalutazione”.
Con l’Italexit, cosa accadrebbe all’Unione Europea?
“Guardi, senza l’Italia, l’Unione europea perderebbe un componente fondamentale. Inutile girarci intorno o sprecare tante parole: siamo un Paese fondatore di cui l’Europa, se vuole andare avanti, non può fare a meno”.