Nome, simbolo e doppio mandato per Grillo non sono negoziabili. Conte, invece, sostiene che tutto si può discutere. Michele Gubitosa, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, chi ha ragione?
“Anche la democrazia diretta e partecipativa è un valore fondante e non negoziabile del Movimento 5 Stelle: anzi, è stata la più grande novità della scena politica italiana degli ultimi 20 anni, un tratto distintivo che ha contribuito a cementificare il rapporto tra cittadini e Movimento. Credo che proprio in ossequio a questo principio sia sacrosanto lasciare alla nostra comunità la possibilità di discutere e indirizzare i lavori per rilanciare la nostra azione politica. Se davvero ‘uno vale uno’ non possiamo permettere che qualcuno decida arbitrariamente quali temi affrontare e quali no”.
Perché, a suo giudizio, è sbagliato ancorarsi al passato e perché il Movimento dovrebbe rinnovarsi cambiando anche le sue regole fondanti?
“L’Assemblea costituente ha una funzione molto più importante, non si tratta di semplice feticismo del cambiamento. L’obiettivo è intercettare e mettere a sistema le esigenze che arrivano da iscritti e territori. Capiremo insieme cosa cambiare e su cosa invece continuare a spron battuto, rimboccandoci le maniche; ma non possiamo pensare semplicemente che guardare a cosa si è fatto e si è stati sia la panacea ai problemi di oggi e la ricetta giusta per le sfide di domani”.
Conte mette in gioco anche il suo ruolo, sostenendo di essere pronto a farsi da parte. Anche il ruolo del Garante si può mettere in discussione?
“Conte per primo ha dato l’esempio di cosa significhi un processo governato dal basso, non mostrando timori per la discussione e il confronto ma anzi caldeggiandoli. La comunità deciderà su cosa dovremo interrogarci, anche rispetto a cariche e ruoli che sembrano essere totem intoccabili. È una fase rifondativa, di rilancio: dobbiamo liberare energie e ripartire, senza avere paura della nostra stessa ombra”.
Lanciando la fase costituente, Conte afferma che non bisogna guardare “a un passato che non ritorna”: ha definitivamente chiuso l’esperienza del Vaffa e dei primi 5 Stelle?
“La nostra carta dei principi e dei valori aveva già sancito l’abbandono di un certo tipo di linguaggio; diciamo che la determinazione politica e la convinzione nelle proprie idee non cozzano con la cura delle parole richiamata nella Carta. Ad ogni modo, il M5S non ha mai dismesso la propria radicalità: anzi, siamo avversati da sistemi di apparato e di interessi proprio perché siamo scomodi e non deroghiamo all’etica pubblica”.
Conte viene accusato di aver accentrato troppo le decisioni, non c’è il rischio che – seppur con un voto degli iscritti – questa fase costituente confermi questa accusa facendo passare la linea di Conte e bocciando quella di Grillo?
“Un leader che mette in discussione tutto, persino se stesso, è l’antitesi di un atteggiamento di accentramento a cui, invece, tante volte il Movimento della prima ora ha ceduto”.
Alla fine di questo percorso, è davvero concreto il rischio di una spaccatura interna al Movimento? Già oggi c’è una netta divisione tra chi sta con Grillo e chi con Conte…
“La parola dei cittadini per noi è sacra. Ad ogni modo sono certo che prevarrà il bene per il M5S: non vedo motivi per spaccature o diaspore. Alla fine il confronto e la dialettica sono il sale della politica”.