Ma quale ridimensionamento, Luigi Di Maio è e resta il capo politico del Movimento. Sebbene qualche malumore crescente tra i grillini sia evidente, per non dire fisiologico, chi credeva che sarebbe stato disarcionato è rimasto a bocca asciutta. Anzi si può dire, senza timore di essere smentiti, che se il governo Conte bis è realtà, il merito è anche e soprattutto suo. Infatti mentre il dem Nicola Zingaretti non perdeva occasione per dare il suo aut aut, ossia niente accordo se non fosse cambiato il nome del Capo del governo, il leader pentastellato aveva tenuto il punto anche a costo di far saltare il banco. E a ragione visto che Giuseppe Conte aveva e ha il gradimento dell’Italia. Insomma è evidente che Di Maio sia ancora nel pieno dei propri poteri, tanto che neanche le polemiche interne per la sua decisione di ricorrere al voto su Rousseau ne hanno minimamente minato il ruolo di vertice del Movimento.
REBUS RISOLTO. In tal senso e a scanso di equivoci, ieri è stato annunciato che gli iscritti saranno chiamati ad esprimersi sui punti dell’intesa con il Pd e non sui nomi dei singoli ministeri perché quelli, come aveva consigliato Beppe Grillo, deve farli il partito. Così mentre qualcuno parla di un imminente disarcionamento dell’attuale vicepremier, al termine della conferenza stampa i capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva hanno preso la parola per fare quadrato attorno al capo. Il primo, mettendo i puntini sulle i, sembra quasi benedire la recente crisi di governo e non tanto perché li ha liberati di un alleato scomodo quanto perché “ci ha ricompattato”, spegnendo ogni critica sul nascere perché “chi attacca Di Maio attacca tutti noi perché siamo un monolite”. Il secondo, invece, ha spiegato come il tema delle cosiddette poltrone non sia all’ordine del giorno e che quella di vicepremier, secondo gli avversari di Di Maio richiesta come condizione sine qua non, “non ci interessa minimamente, questo tema del vicepremier non l’abbiamo tirato fuori noi”.
PRIMA I TEMI. Con buona pace di chi dice il contrario, nel Movimento in queste ore i pensieri sono altri. E guarda caso i temi all’ordine del giorno sono proprio quei dieci punti che aveva elencato, uno per uno, Di Maio durante le consultazioni con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Così si scopre che dalla riunione di ieri dei capigruppo e dei presidenti delle Commissioni grilline, sono stati selezionati i temi da portare al premier Conte già oggi. Non idee vaghe ma proposte concrete in fatto di ambiente, lavoro e, soprattutto, disinnescare le clausole di salvaguardia ossia il temutissimo aumento dell’Iva che la crisi di governo voluta da Matteo Salvini aveva reso più che possibile.
POI I NOMI. Solo in un secondo momento all’interno della neonata maggioranza si parlerà di nomi e incarichi. Un aspetto questo che è più che normale quando si va a costituire un governo e che in ogni caso non deve trarre in inganno. Se anche non dovesse venir riconfermato l’incarico di vicepremier per Di Maio, cosa probabile perché secondo alcune indiscrezioni si starebbe pensando ad un governo snello e privo di tale figura, questo non costituirebbe una sua bocciatura. Come non lo sarebbe neanche se all’interno della coalizione dovesse trovare posto in un diverso ministero. Tantomeno significherebbe, come qualche analista smaliziato vorrebbe far credere, che la sua leadership all’interno del partito sarebbe in qualche modo minacciata.
Anzi in queste ore sembra che qualcuno voglia creare un inesistente dualismo tra Di Maio e Conte quando, in realtà, i due si rispettano e hanno ben chiari i rispettivi ruoli. Che poi tutto ciò è ben chiaro agli iscritti del movimento, evidentemente non altrettanto al di fuori, come ha fatto sapere ieri il presidente grillino della commissione antimafia, Nicola Morra, che, senza giri di parole ha spiegato che: “Per conto mio non c’è nulla di irrazionale nel chiedere un vicepremierato, ma se questo dovesse essere il macigno che grava sulla possibilità di dare al Paese soluzioni e risposte ai problemi, sono certo che Luigi Di Maio e Giuseppe Conte penseranno alla soluzione più capace di tutelare i diritti di tutti”. A ben vedere sembra quasi che l’anomalia grillina sia tutta nel suo costante smarcarsi da tematiche e modus operandi tipici dei vecchi partiti politici che mettono in cima ai propri pensieri gli incarichi e i ministeri anziché i cittadini.