Dall’autocritica per la débâcle alle amministrative all’avviso sulla politica estera – che deve essere filoatlantista e filoeuropeista – il passo è breve. “Io credo che è normale che ci sia un elettorato disorientato. Non abbiamo mai brillato alle amministrative, ne sono testimone, ma non siamo neanche mai andati così male”, è la prima stoccata del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al leader M5S, appena blindato dalla decisione del Tribunale di Napoli, Giuseppe Conte.
“Credo che il M5s debba fare un grande sforzo di democrazia interna. Anche su questo, non veniamo da una grande storia di democrazia interna, ma proprio per questo, anche rispetto a un nuovo corso, servirebbe maggiore inclusività, più dibattito interno, anche includere di più persone esterne che chiedono di essere coinvolte”, spiega il titolare della Farnesina.
“Ma non si può dare sempre la colpa agli altri, non si può risalire all’elezione del Presidente della Repubblica per dire che le amministrative sono andate così male. Credo che bisogna assumersi anche un po’ delle responsabilità rispetto a un’autoreferenzialità che andrebbe superata. Lo dico a voi (cronisti, ndr) perché non esiste un posto dove poterlo dire oggi”.
Avviso a Conte sulla politica estera
Poi la seconda stoccata sulla politica estera. “Credo che il nostro Paese debba stare nella Nato, credo che il nostro Paese debba stare nell’Unione Europea”, prosegue Di Maio.
“Non credo sia opportuno assumere decisioni che disallineano l’Italia dall’alleanza Nato e dalla Ue. Non credo sia opportuno mettere nella risoluzione che impegna il Presidente del Consiglio ad andare in Consiglio europei frasi o contenuti che ci disallineano di fatto dalle nostre alleanze storiche – chierisce -. L’Italia non è un Paese neutrale, ma è all’interno di alleanze storiche da molto tempo grazie ai nostri padri fondatori. Come credo che serva la massima compattezza per ottenere il tetto massimo al prezzo del gas. Non credo che possiamo stare al Governo e poi un giorno Sì un giorno No per imitare Salvini si va ad attaccare il Governo”
Parole che arrivano nel giorno del vertice di maggioranza, tra il ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola e i capigruppo delle commissioni Politiche Ue di Camera e Senato per mettere a punto la bozza di risoluzione che sarà discussa in Parlamento il prossimo 21 giugno, dopo le comunicazioni del premier Mario Draghi, in vista del Consiglio Ue del 23 e del 24.
E sulla quale il tema degli aiuti militari all’Ucraina, su cui Conte ha posto pesanti paletti, rischia di mandare in frantumi la maggioranza. Come tutt’altro che casuali sembrano le parole del senatore M5S, Primo Di Nicola, vicino alle posizioni di Di Maio: “Con la politica estera non si scherza e la posizione internazionale dell’Italia è fuori discussione”. Che suonano come un ulteriore avvertimento a quanti, nel Movimento, nell’area di riferimento del leader Conte, stanno pensando ad una possibile risoluzione distinta da quella della maggioranza per chiedere lo stop all’invio delle armi a Kiev.
“Se qualcuno ci sta pensando deve tenere presente che sarebbe inaccettabile una rottura del patto di maggioranza su un tema così delicato – conclude Di Nicola -. Consiglierei a tutti massima prudenza: su questa scelta il Parlamento si è allineato con i partners Ue. Rivedere le decisioni assunte? Non tutti saremmo d’accordo”.
Transizione ecologica e salario minimo
Ma non è tutto. “Credo che il nostro Paese debba abbracciare la transizione ecologica ma non la deve pagare la parte più debole del nostro Paese, non la devono pagare le classi meno abbienti”, aggiunge il ministro degli Esteri.
“Come credo fortemente nel fatto che serva un salario minimo e facciamolo anche con contrattazione sindacale: l’importante è arrivare ad alzare gli stipendi a persone che stanno guadagnando meno di 9 euro all’ora. Credo che abbiamo DI fronte un Paese che ha bisogno DI massima compattezza per vincere le sfide DI un momento storico così difficile – prosegue Di Maio -. E noi siamo una forza politica che ambisce a guardare al 2050 però in realtà sta guardando a prima del 2018 che era un altro mondo e c’è una radicalizzazione in corso che sinceramente anche rispetto a un tema come la politica estera e le alleanze storiche vede in questo momento un’ambiguità su cui io non concordo”.