Venezia è sommersa dall’acqua, ci sono stati due morti e al centro delle polemiche torna la questione mai risolta del Mose, la struttura di dighe mobili che sarebbe dovuta servire a proteggere la città dall’acqua alta, un’opera del valore di oltre 5 miliardi di euro. “Dal punto di vista pratico il Mose si è rivelato inutile, dal punto di vista politico ha dimostrato come il sistema politico italiano sia profondamente corrotto e non abbia gli strumenti per punire adeguatamente chi si macchia di questo tipo di reati contro il patrimonio e contro l’interesse dei cittadini italiani”. Non usa giri di parole il parlamentare europeo Dino Giarrusso, nel definire l’opera incompiuta come l’emblema del malaffare e della corruzione che troppo spesso alberga nel nostro paese”.
Il Mose è un esempio di malagestione di soldi pubblici, di corruzione e del fallimento delle politiche indutriali, ma se ne potrebbero fare molti altri. Come è possibile?
“Il Mose è l’emblema di come siano stati derubati per decenni i cittadini italiani. Incredibilmente, quando si è immaginata quest’opera, non si è pensato a difendere Venezia che infatti oggi è sotto due metri d’acqua, ma si è pensato ad utilizzare un fine nobile per rubare dei soldi pubblici, farsi delle clientele, prendere dei voti, alimentare un sistema malato. Una delle figure chiave di questa vicenda è Giovanni Mazzacurati, considerato il “re” della città lagunare, dal 1983 a capo del Consorzio Venezia Nuova (concessionario unico per le opere di salvaguardia della Laguna dalle acque alte, ndr) fino a che poi non è scoppiato lo scandalo delle tangenti e delle mazzette e la conseguente inchiesta nel 2013. Stiamo parlando di 30 anni, un tempo incredibilmente lungo e di una gestione del potere assoluta e dissoluta: questo signore nelle intercettazioni in mano agli inquirenti parlava esplicitamente di soldi da elargire, dal Consorzio gli è stata data una liquidazione di 7 milioni di euro e non contento, parlando al telefono con la figlia, si lamenta che avrebbe dovuto chiederne di più. Gli italiani non meritano questi personaggi, questo Mazzacurati non ha mai pagato il suo debito con la giustizia, ha patteggiato. In Italia chi deruba il pubblico non paga”.
I politici implicati però in carcere ci sono andati…
“Hanno pagato meno di quanto avrebbero pagato in altri Paesi. L’ex governatore veneto Giancarlo Galan è stato ben poco in carcere (78 giorni, poi ha patteggiato la pena anche lui, ndr). Gli italiani sono stati derubati, la vicenda del Mose ne è l’emblema: è costato l’equivalente di 10mila miliardi di vecchie lire, una cifra monstre con cui si sarebbero potute costruire scuole, strade, infrastrutture, mettere in campo misure di welfare”.
Massimo Cacciari, che di Venezia è stato sindaco per due mandati è sempre stato contro la realizzazione del Mose e anche in queste ore ha esplicitamente affermato che la responsabilità è di tutti i governi che si sono succeduti. Che ne pensa?
“Che il centrodestra abbia più colpe degli altri non ci sono dubbi, eloquente la foto del taglio del nastro dell’opera con Berlusconi, l’allora governatore Galan e il suo successore Zaia, con gli ex ministri Matteoli, Sacconi e Brunetta. Ma il vero punto cruciale è che siamo in un paese in cui la corruzione rimane spesso impunita. Da un punto di vista politico, i responsabili di tali fallimenti non avrebbero mai più dovuto svolgere alcun ruolo politico. Sarebbero crollati addirittura i loro partiti di appartenenza”.