Diciassette anni per tornare al punto di partenza. L’Italia è un paese che corre con la marcia ingranata sulla crisi del 2008 e, quando finalmente torna in pari, scopre che gli altri sono già lontani. Nel 2024 il Pil italiano è cresciuto dello 0,7%, meno della media dell’Unione europea (1%) e della Francia (1,2%), mentre la Spagna ha fatto un balzo del 3,2%. Ma il dato più implacabile è la fotografia di lungo periodo: tra il 2004 e il 2024, mentre l’Unione europea cresceva del 29%, l’Italia è rimasta ferma a un misero +5%. Peggio di noi, solo la Grecia.
Lorenzo Ruffino, numeri alla mano, smonta ogni alibi: il nostro è un modello consolidato di stagnazione. La Germania e la Francia hanno visto il loro Pil aumentare del 25%, la Spagna del 29%, la Polonia e l’Irlanda lo hanno più che raddoppiato. Noi, invece, restiamo ostaggio di un’economia che non investe, di una produttività ferma e di un mercato del lavoro che non decolla.
Diciassette anni per tornare a un Pil pre-crisi: ma nel frattempo sono crollati i salari reali, è esplosa la precarietà e si è allargata la forbice con il resto d’Europa. Il problema non è solo crescere poco, ma abituarsi a non crescere affatto.