Era il 28 ottobre 2012 quando Nello Musumeci si piazzava, con il 25,73% delle preferenze, alle spalle di Rosario Crocetta, che divenne il presidente della Regione Sicilia. Nessuno avrebbe potuto mai immaginarsi che il centrodestra sarebbe riuscito a strappare la presidenza regionale al centrosinistra e, ancora di più, al Movimento 5 stelle e a Giancarlo Cancelleri, per mesi dato come vincitore quasi scontato dalla competizione elettorale. E nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo soprattutto perché al voto il centrodestra è arrivato non preparato: fino a poche settimane prima delle elezioni, non c’era unità intorno al nome di Musumeci. Quello che si stava riproponendo era uno specchio di quanto già accaduto alle passate regionali, proprio quelle del 2012, con Musumeci da una parte e Gianfranco Micciché, il ras di Forza Italia sull’isola, dall’altra. Alla fine, però, il centrodestra ha compreso l’importanza di andare uniti, con un nome unico per tutti, quello di Musumeci. Che si è preso la sua personale rivincita dopo la débâcle del 2012. E non è un caso che, tra i tanti, a parlare di “miracolo” è stato proprio Micciché, quello stesso Micciché che aveva tentato di insediare la sua leadership anche questa volta, esattamente come capitato nel 2012. Corsi e ricorsi storici, insomma. Solo con un esito diverso.
Silvio gongola – Un risultato, dunque, importante. Innanzitutto perché dopo le esperienze di Totò Cuffaro e di Raffaele Lombardo, il centrodestra vince con la faccia pulita di chi ha già alle spalle anni e anni di esperienze politica e di amministrazione, senza mai esser finito travolto da inchieste giudiziarie. E per il centrodestra già questa è una soddisfazione cui non è abituata. Ma il risultato ha soprattutto un’importanza in ottica nazionale. Su tutti valgono le parole di Giovanni Toti: “Il centrodestra unito ha dimostrato di essere una macchina vincente, non solamente in Sicilia, anzi la Sicilia è la prova del nove rispetto alla matematica della politica”. Parole che lanciano la corsa alle politiche del centrodestra e che danno ancora più valore all’ormai noto “accordo dell’arancino”. Accordo, però, con geometrie molto più nitide: se infatti fino a ieri, complici i risultati del referendum in Lombardia e Veneto, Matteo Salvini poteva avanzare pretese di leaderhisp, oggi risulta molto più difficile. A dirlo, tra le righe, lo stesso Silvio Berlusconi: “La vittoria di Musumeci è la vittoria dei moderati, dei cittadini che credono in un futuro migliore”, dice in un video messaggio su Facebook. Berlusconi punta a palazzo Chigi, dunque, e dal voto siciliano ha avuto la controprova che la leadership deve essere (e sarà) azzurra. Unico viatico affinché, dice il Cav, non si cada nel “ribellismo, pauperismo e giustizialismo”. Dichiarazioni forti. Che lasciano intendere come ora il Cav abbia ripreso le redini del centrodestra soppiantando il suo rivale interno. Un sorpasso insperato fino a poco tempo fa. E anche questo è un miracolo. L’ennesimo di Musumeci.