di Gaetano Pedullà
Una magia. Anzi no, un miracolo! Dopo aver cancellato l’Imu e annunciato, nello stesso giro, dieci miliardi per pagare i debiti delle pubbliche amministrazioni, ieri per la seconda volta il Governo è uscito da un impegno di spesa – la legge di stabilità – promettendo soldi anziché toglierne. Ora, poiché la legge di stabilità ha nel suo stesso nome il senso del provvedimento – recuperare risorse per tenere stabile, cioè in sicurezza, il bilancio dello Stato – risulta incomprensibile come si trovino miliardi senza tagli alla spesa pubblica equivalenti e per di più distribuendo nuovi incentivi. Prodigi della tecnica! O forse prodigi di conti che come al solito sei mesi dopo non tornano più, costringendo Governo e Parlamento a manovrine correttive a cui siamo ormai abituati. Certo sentire il Presidente del Consiglio che promette il calo della pressione fiscale dal 44 al 43,3% in tre anni, che sconfessa (per fortuna!) nuove tasse e i tagli alla sanità, che annuncia persino la discesa del deficit dal 3 al 2,5% del Pil, non ci fa capire come sia possibile non aver trovato appena qualche miliardo per scongiurare l’aumento dell’Iva. Si capisce benissimo, invece, che abbiamo di fronte benefici ai lavoratori per 5 miliardi in tre anni e sostegni alle imprese per altri 5,6 miliardi, anche questa volta in tre anni. Scattano invece subito, senza aspettare, i tagli per 3,5 miliardi distribuiti tra Stato e Regioni. Tutto comunque perdonato di fronte al sollievo per lo scampato pericolo, cioè l’esclusione di nuove imposte e soprattutto della sforbiciata miliardaria ai costi della sanità. Sforbiciata che solo poche ore prima sembrava inevitabile e di cui però si è scoperto non esserci bisogno, tanto che ieri tutti i telegiornali non titolavano sulla manovra da 11,5 miliardi, ma sui tagli scongiurati alla sanità. A pensar male si fa peccato, ma volete vedere che al Governo hanno trovato un genio della comunicazione?