Non siamo noi ad essere razzisti, sono loro ad essere napoletani. Chi non ricorda lo sketch di Giobbe Covatta e Francesco Paolantoni negli anni novanta contro la crescente ascesa della Lega Nord di Umberto Bossi? Proprio un discepolo del senatur, il ministro Roberto Calderoli, in commissione alla Camera, non riesce a frenare il suo istinto discriminatorio e pieno di pregiudizi anti-napoletani e anti-meridionali: “Inizio a essermi stancato di sentire certa sinistra con l’eterno ‘chiagne e fotte’ di partenopea memoria”. Sono seguite tantissime reazioni e a rispondere al leghista è anche l’attore Patrizio Rispo (nella foto) che ha mosso i primi passi nel film “Ricomincio da 3” con Massimo Troisi e oggi è il volto noto della soap opera “Un posto al sole” seguita in tutta Italia.
Calderoli in commissione alla Camera ha insultato i napoletani dicendo di “essere stanco dell’eterno ‘chiagne e fotte’ di partenopea memoria”. Cosa ne pensa?
“Non capisco perchè una dialettica politica debba riguardare un popolo a cui non gliene può fregar di meno delle loro beghe. Il nostro unico interesse riguarda i ritardi nell’erogazione dei Fondi per il Sud. Napoli è una città in piena rinascita, non ha nulla a che vedere con l’esternazione fuori luogo fatta dal ministro Calderoli. È una metropoli che anche nei momenti più bui è sempre riuscita a rimboccarsi le maniche, ripartendo dal basso, senza attendere le lungaggini delle istituzioni”.
Ci sono ancora tanti pregiudizi contro i napoletani tanto da agitare modi di dire come questo?
“È puro colore. Alla fine ci amano tutti. Un conto sono le voci che circolano, un’altra i modi di dire pretestuosi. Non mi spiego perchè siamo ancora costretti a pagare queste diffidenze”.
“Un posto al sole” entra nelle case degli italiani in tutto il Paese con uno share altissimo: non basta per raccontare un’altra Napoli?
“La soap è vista da oltre 50 milioni di telespettatori in tutto mondo. L’obiettivo è sempre stato questo: mostrare una Napoli diversa, né buia e né oscura. Offriamo al pubblico l’immagine di una città solare, positiva e fattiva. Moltissime persone hanno imparato l’italiano guardando Un posto al sole”.
Con l’autonomia differenziata Napoli e il Mezzogiorno rischiano di veder aumentare il divario con il Centro-Nord?
“L’autonomia amplificherà soltanto il divario con i progetti che già sono in essere. Ad esempio, la mission di ‘Un posto al sole’ era dal principio quella di raccontare l’Italia, ma se vengono meno gli investimenti, anche in un prodotto di successo, come si fa? Le scene girate in esterno sono nettamente diminuite, siamo andati in Trentino tra mille difficoltà, è stato un caso isolato. Più si investe meno, più aumentano i rischi di un blocco del settore culturale, non solo a Napoli ma in tutto il Sud”.