Non avrebbe potuto essere più evasivo e pilatesco Giancarlo Giorgetti. Ben due sono state le interrogazioni – una del Pd e una di Verdi-Sinistra – rivolte al ministro dell’Economia, nel corso del question time di ieri alla Camera, che gli chiedevano conto delle trattative avanzate circa la vendita dell’Agi, che attualmente appartiene all’Eni, al gruppo dell’imprenditore e deputato leghista, Antonio Angelucci, già editore delle testate Il Tempo, Il Giornale e Libero.
Giorgetti considera inopportuno che l’Eni possieda un’agenzia di stampa. Ma tace sulla vendita dell’Agi al deputato leghista Antonio Angelucci
Notizie che hanno messo in allarme gli oltre 70 giornalisti della testata, il cui comitato di redazione ha proclamato martedì altri due giorni di sciopero. “In merito all’esistenza di una presunta trattativa tra Eni e Angelucci per la cessione di Agi, mi pare doveroso sottolineare in primo luogo che il ministero dell’Economia e delle finanze, che ha appreso da fonti di stampa la notizia, non è l’autorità deputata a rispondere a tale domanda”. Infatti, seppure il ministero “abbia una partecipazione in via diretta e indiretta nel capitale della società Eni, pari complessivamente a circa il 30 per cento, ricordo che a tale partecipazione non corrisponde alcun potere in merito a decisioni come quelle richiamate in quanto aventi natura squisitamente gestionale”, ha affermato Giorgetti. Il ministro dell’Economia in prima battuta fa, peraltro, una considerazione sacrosanta. “È questione di per sé delicata che una società partecipata dallo Stato possegga un’agenzia di stampa, poiché questo potrebbe alimentare dubbi sull’effettiva libertà di informazione della stessa”, dice. E questo è vero.
M5S e Avs: atteggiamento pilatesco
Ma il ministro si guarda bene dal portare fino in fondo il discorso ed evita di rispondere sull’eventualità che l’agenzia di stampa in questione possa andare nelle mani di un gruppo che fa riferimento a un parlamentare di un partito di governo. “In merito agli asseriti conflitti di interesse ricordo esistono autorità istituzionalmente preposte”. È sua responsabilità – replica Giuseppe Provenzano del Pd – “non permettere una svendita in un coacervo di conflitti di interesse che, al di là di quelli di Angelucci, la riguardano direttamente, perché lei è vice segretario del partito di cui farebbe parte l’acquirente. È una pratica da oligarchi alla fine della dissoluzione dell’Unione Sovietica, pezzi di partito che spolpano pezzi di Stato. È sua responsabilità, di uomo che ha giurato sulla Costituzione, non assecondare una concentrazione di potere editoriale senza precedenti, in contrasto con tutti i princìpi europei, recentemente riaffermati, di pluralismo dell’informazione e di libertà dell’informazione”.
Replica anche Luana Zanella di Avs. “Posto anche che abbiate ragione – che l’Eni sia proprietario di un’agenzia di stampa magari non ci sta – mi chiedo come si possa pensare di venderla a un deputato di questa Camera, non dico a un deputato della Lega o a un deputato della maggioranza, che è già proprietario di un bel gruppo di network nonché editore di importanti giornali e testate che fanno riferimento, soprattutto politicamente, al centrodestra. Ripeto, è un deputato”. Giorgetti “ha praticamente confermato che la vendita di Agi sta passando sopra la sua testa senza che lui faccia o dica alcunché. Non una parola sul suo coinvolgimento in qualità di titolare del ministero che partecipa in maniera diretta e indiretta in Eni, l’attuale proprietaria di Agi. Non una parola sul suo ruolo di spicco nello stesso partito di chi sta comprando la seconda agenzia di stampa italiana, quell’Antonio Angelucci, che da parlamentare leghista sta mettendo in piedi una operazione degna degli anni più bui che il nostro Paese ha vissuto sul fronte del conflitto di interessi. Di tutto questo Giorgetti se ne lava le mani”, ha dichiarato la senatrice pentastellata, Dolores Bevilacqua.