Da diversi anni, il Mediterraneo, anziché per le sue bellezze paesaggistiche, è balzato agli onori della cronaca per essersi trasformato in un cimitero a cielo aperto, con centinaia di migranti che perdono la vita su barconi fatiscenti. Un dramma infinito che, per la ONG tedesca SOS Humanity, come riportato nel rapporto “Humanity Overboard”, ha precisi responsabili: l’Unione Europea e gli Stati che la compongono.
Si tratta di un pesante atto di accusa in cui i volontari dell’organizzazione non governativa, impegnati proprio nel soccorso dei migranti, spiegano che se il Mediterraneo si è imposto come “una delle rotte dei rifugiati più letali al mondo”, ciò dipende da un insieme di motivazioni che vanno “dall’incapacità” degli Stati membri di predisporre un’adeguata risposta al fenomeno, alla “violazione deliberata del diritto internazionale” fino alla stipula di trattati per fermare l’ondata migratoria con Paesi autoritari, in cui spesso vengono compiuti veri e propri abusi su chi tenta la traversata, come la Libia e la Tunisia.
Il Mediterraneo è un cimitero e la colpa è dell’Unione europea
L’analisi della ONG tedesca si basa sulle operazioni di salvataggio, sui dati del fenomeno e sulle testimonianze dei migranti soccorsi dalla nave Humanity 1. Un corposo e dettagliato report, lungo 28 pagine e pubblicato sul sito dell’organizzazione non governativa, che inizia citando le dichiarazioni di 190 migranti, un quarto dei quali minorenni, che hanno smentito la comune teoria secondo cui chi si avventura nella traversata del Mediterraneo lo fa per cercare lavoro.
Come spiegato dal portavoce di SOS Humanity, Wasil Schauseil, in realtà, “prima che una persona decida di lasciare la propria casa per un futuro incerto in un Paese straniero, senza il sostegno della propria famiglia e della propria rete personale”, per giunta a fronte di un viaggio estremamente pericoloso, “devono concorrere molte cose”. Una serie di concause che sono “diverse e interconnesse” ma che vedono “la guerra e la violenza come i fattori principali” che spingono i migranti a partire.
Atto di accusa
La cosa peggiore, sempre secondo il report, è che chi fugge dal proprio Paese perché esposto a gravi violazioni dei diritti umani, spesso finisce per subire altri abusi in Paesi come la Libia e la Tunisia. Si tratta di due Stati su cui da tempo pendono accuse per il mancato rispetto dei trattati internazionali ma con cui, sottolinea SOS Humanity, l’Unione Europea – e ancor prima l’Italia – ha stipulato dei trattati proprio per gestire le ondate migratorie.
Proprio il governo di Giorgia Meloni, al pari di quello di Malta, è finito al centro del rapporto perché ritenuto incapace di fornire adeguata assistenza a chi tenta la traversata e per il continuo braccio di ferro intrapreso con le ONG che, secondo il rapporto, si traduce in una vera e propria ostruzione del soccorso marittimo.
Il commento sul disastro nel Mediterraneo
Come spiegato dall’esperta di politiche di SOS Humanity, Mirka Schafer, “il rapporto dimostra nero su bianco come le richieste di soccorso delle persone in fuga nel Mediterraneo centrale non vengano deliberatamente trasmesse alle navi di soccorso civili. I soccorsi sono ostacolati dalle autorità europee o interrotti dalla cosiddetta Guardia costiera libica, in alcuni casi con la forza delle armi”. “Le persone in difficoltà vengono lasciate annegare consapevolmente; la loro scomparsa silenziosa nel vasto mare è data disumanamente per scontata; oppure vengono riportate in Libia da criminali pagati a caro prezzo e falsamente etichettati come guardacoste. Si tratta di una violazione del diritto internazionale inaccettabile”, conclude la Schafer.
Tutte ragioni per le quali SOS Humanity chiede all’Ue di ripristinare il sistema dell’accoglienza dell’Europa “invece di privare ulteriormente i rifugiati dei loro diritti e lasciarli morire in massa nel Mediterraneo”.