Dopo che un missile teleguidato da Israele ha ucciso a Teheran il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è corsa contro il tempo da parte dell’Occidente per evitare una reazione dell’Iran e il conseguente allargamento del conflitto in Medio Oriente. Secondo il Financial Times, per le diplomazie europee e statunitensi sono ore febbrili in cui si sta lavorando per evitare lo scoppio di una guerra regionale dagli esiti imprevedibili.
In particolare, secondo il quotidiano britannico, il vicesegretario per gli Affari politici dell’Unione Europea, Enrique Mora, ha avuto colloqui continui con alti funzionari iraniani, mentre l’inviato per il Medio Oriente della Casa Bianca, Brett McGurk, si è recato personalmente in Arabia Saudita. Insomma, la speranza di queste interlocuzioni è quella di riuscire a persuadere Teheran a non reagire all’incursione – attribuita a Israele, anche se lo Stato ebraico non l’ha ufficialmente rivendicata – o a limitarsi a un atto simbolico come avvenuto mesi fa, quando è stata lanciata una selva di droni e missili da Teheran, senza causare alcun danno.
Il Medio Oriente pronto a esplodere. Tentativo disperato dell’Occidente per fermare l’Iran, che però starebbe già preparando un attacco a Israele
Il problema è che la situazione questa volta appare ben diversa, al punto che appare a dir poco difficile riuscire a convincere la Guida Suprema, Ali Khamenei, a fare finta di niente. Questo perché Teheran, malgrado abbia ampiamente dimostrato di non voler entrare in guerra con Israele, si ritrova di fatto ‘costretta’ a intervenire proprio per via dell’attacco di Tel Aviv che si è fatto beffe dell’autorità iraniana e del suo sistema di sicurezza. Insomma, si tratta di uno smacco epocale per l’Iran, in quanto ha subito un attacco sul proprio suolo dopo mesi di propaganda in cui minacciava Israele di intervenire a causa della guerra nella Striscia di Gaza.
Proprio per questo, secondo voci di corridoio, Khamenei avrebbe già dato il suo via libera per sferrare un attacco diretto a Israele, anche se non è chiaro di che tipo di rappresaglia possa trattarsi. Al momento, secondo quanto riportato da diverse fonti alla Reuters, i più alti responsabili militari iraniani discuteranno le opzioni sul tavolo con i rappresentanti degli alleati regionali dell’Iran provenienti da Libano, Iraq e Yemen. La sensazione è che la possibile risposta, la quale potrebbe avvenire da un momento all’altro, oltre alle forze iraniane, vedrà coinvolte anche le milizie di Hezbollah al nord e degli Houthi nel sud.
Futuro preoccupante
Che la risposta sia imminente, con buona pace per la diplomazia occidentale che avrebbe dovuto fermare il conflitto molto prima di questo ennesimo ‘incidente’, lo lascia pensare anche il fatto che l’Iran ha annunciato la chiusura del proprio spazio aereo, con una mossa che di solito anticipa eventuali operazioni militari. Ma non è tutto. Secondo quanto trapela dai media statunitensi, Teheran avrebbe già informato Qatar e Arabia Saudita della sua “ferrea volontà” di attaccare lo Stato ebraico e per questo avrebbe chiesto a Doha e Riad di non consentire l’utilizzo del loro spazio aereo allo Stato ebraico o agli Stati Uniti.
Proprio l’amministrazione di Joe Biden, evidentemente temendo il peggio, in queste ore ha mobilitato nell’area mediorientale ben 12 navi da guerra, tra cui la portaerei USS Theodore Roosevelt, che erano dislocate tra il Mediterraneo e il Mar Rosso, così da poter garantire un ombrello difensivo a Benjamin Netanyahu in caso di massiccio attacco da parte di Teheran e soci.