TeleMeloni bocciata (anche) dall’Europa. A lanciare l’allarme sul pluralismo e il controllo del governo sulla tv di stato il report “Media Pluralism Monitor”, lo strumento di ricerca progettato dal Centro per il pluralismo e la libertà nei media per individuare i rischi potenziali per il pluralismo dell’informazione negli Stati membri dell’Unione Europea e nei Paesi candidati, finito oggi sul tavolo della Commissione di Vigilanza.
“Maggior controllo sulla Rai dopo la vittoria di Meloni”
“Dopo le elezioni di settembre 2022, che hanno visto una netta vittoria della coalizione di centro-destra e la formazione del governo Meloni, si è verificato un notevole cambiamento nelle dinamiche di potere. La nuova maggioranza ha esplicitamente cercato un maggiore controllo sulla Rai, sostenendo la necessità di una televisione pubblica allineata con i vincitori delle elezioni”, si legge nel documento.
“Indipendenza a livello di rischio elevato”
“L’indipendenza del Servizio pubblico radiotelevisivo rimane, in modo allarmante, a un livello di rischio elevato”, sottolineano i delegati europei che sono stati in Italia un mese fa, come raccontato da La Notizia, “Salvaguardare l’Indipendenza politica dei media è una preoccupazione urgente, data la presenza di un controllo politico diretto o indiretto sui principali organi di informazione”.
“Cambiare le regole per la scelta dei vertici Rai”
In particolare, gli “ispettori” puntano il dito sulla scelta (tutta politica) dei vertici della tv pubblica – sciagurato lascito dell’era di Matteo Renzi -. Si legge infatti: “Persistono preoccupazioni sulla governance della Rai (…) Durante il 2023 sono state effettuate numerose nomine che riflettono il mutato panorama politico dopo le elezioni: tra queste, il nuovo Ad Roberto Sergio e i nuovi direttori dei Tg1 e Tg2. La nuova maggioranza politica ha cercato di ampliare significativamente la propria influenza sul servizio pubblico radiotelevisivo e, di conseguenza, si è verificata la fuoriuscita di noti giornalisti e conduttori Rai, quali Fabio Fazio e Lucia Annunziata”.
Infine il report raccomanda di “Procedere immediatamente con l’attuazione del Regolamento europeo sulla libertà dei media, e in particolare: modificare la legislazione italiana riguardante la nomina e la revoca dei membri del Cda e dell’Ad, garantendo che le procedure mirino a garantirne l’indipendenza”.
Il report subito in Vigilanza Rai
Immediata la reazione della presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, che oggi ha presentato il report ai commissari durante l’Ufficio di Presidenza. “Le principali raccomandazioni di questo studio impongono un urgente cambio di rotta”, ha detto, “Nel rapporto si parla di tutela della professione giornalistica, raccomandando alla politica di astenersi dall’abuso delle azioni penali e civili contro i giornalisti, invece le querele aumentano e addirittura si è alzato il tiro passando dalle denunce dei singoli politici a quelle di un intero partito, come avvenuto da Fratelli d’Italia contro Report. Anche sull’indipendenza editoriale e sull’alfabetizzazione mediatica c’è un allarme, e il caso Agi-Angelucci non aiuta il nostro Paese. Ma soprattutto il rapporto non usa mezzi termini e parla di ‘livello di rischio elevato in modo allarmante’ per ciò che attiene l’indipendenza del servizio pubblico”, ha dichiarato.
Altrettanto immediati gli attacchi alla presidente da parte di FdI, con la vicepresidente Augusta Montaruli che parla di “uso strumentale e partitico della Commissione di vigilanza”.
La corsa per le nomine (politiche)
A proposito di spartizione politica, a breve dovrebbe tenersi il vertice tra Meloni-Salvini-Tajani per decidere proprio le nomine Rai, con la Lega che preme per avere una posizione di maggior potere a Viale Mazzini. Sempre oggi il presidente del Senato Ignazio La Russa ha escluso che sia stato calendarizzato il voto a camere riunite sui i membri del cda della Rai entro la fine di luglio, in linea con l’impegno preso alla Camera di individuare una data nelle prossime settimane.
Il paradosso di Guardì: sotto audit, riceverà la laurea honoris causa in Scienze Pedagogiche
E, siccome in Rai i paradossi non finiscono mai, l’università di Palermo ha reso noto che il 18 luglio verrà conferita una laurea honoris causa a Michele Guardì, in “Scienze Pedagogiche”, riconoscimento, prima di lui, toccato solo a Piero Angela nel mondo televisivo.
“Sono passati ormai diversi mesi da quando ‘Le Iene’ hanno pubblicato gli audio shock con una serie di fuori onda del regista Guardì con insulti ed espressioni sgradevoli, omofobe e sessiste”, ricorda la senatrice M5s Dolores Bevilacqua, “Da allora, nonostante la Rai abbia annunciato una indagine interna di cui si sono perse totalmente le tracce, sulla vicenda è piombato il silenzio più assoluto”.
“Viene da chiedersi, – aggiunge – ma è possibile che a chi si è reso protagonista di una vicenda del genere venga attribuito un simile riconoscimento, per di più in scienze pedagogiche? Siamo proprio certi che si tratti di una scelta giusta?”.