Appena 24 ore prima Maria Elisabetta Alberti Casellati aveva precisato di non poter essere considerata “membro dell’opposizione, perché rappresento l’intero Senato”. Eppure a sciogliere il nodo sulla data del voto sul processo a Matteo Salvini è proprio lei, che sceglie di schierarsi con le opposizioni. Obiettivo: ottenere che il 20 gennaio la Giunta delle immunità di Palazzo Madama si pronunci sull’autorizzazione a procedere richiesta dai giudici nei confronti dell’allora ministro dell’Interno, per sequestro di persona dei migranti lasciati dal 27 al 31 luglio scorsi sulla Gregoretti.
L’ASSIST. Con un esito, scontato, sfavorevole a Salvini, le opposizioni puntano a sventolare nell’ultimo miglio della campagna elettorale per le Regionali (si vota il 26 gennaio) la bandiera di un leader leghista martire in un processo politico. Strumentalizzazioni politiche che la maggioranza vorrebbe evitare rinviando la data del voto. Anche in considerazione dello stop dei lavori del Senato, dal 20 al 24, deciso per le elezioni. Ma la Giunta per il Regolamento, ieri, ha stabilito, con il voto decisivo della Casellati, che il verdetto su Salvini sarà il 20. Il numero uno del Senato, che presiede la Giunta in questione, accoglie, per dar parvenza di imparzialità, la richiesta di riequilibrare politicamente la presenza dei componenti e integra due membri. La situazione ora è 6 (per la maggioranza) a 6 (per le opposizioni).
Sui quesiti che si porranno, in caso di pareggio, a prevalere sarà il no. Respinta la proposta della maggioranza di assimilare la Giunta delle immunità alle altre commissioni facendola così rientrare nella pausa dei lavori di Palazzo Madama, l’opposizione mette ai voti “la perentorietà” del termine previsto per la Giunta per esprimersi sulle autorizzazioni a procedere. Vale a dire 30 giorni da quando riceve gli atti (art. 135 bis del Regolamento). La maggioranza fiuta che il quesito è un autogol della minoranza ed esprime voto favorevole. Passa così all’unanimità “la perentorietà”. Il che significa che la Giunta ha tempo fino alla mezzanotte (di ieri) per riunirsi. Impossibile. E non perché manchino due senatori della maggioranza ma perché per la convocazione servono 24 ore di preavviso (art.29).
La maggioranza si sfrega le mani: “La perentorietà” rende illegittima la data del 20, impossibile la convocazione per il 17, e rinvia – secondo il Regolamento – la palla all’Aula, in un orizzonte temporale che scavalca la data delle Regionali. L’opposizione, accortasi dell’errore, mette ai voti un ordine del giorno con cui chiede una deroga alla norma (“la perentorietà” dei termini) approvata pochi minuti prima. E la conferma della data del 20 gennaio. Ed è qui che Casellati sveste i panni della seconda carica dello Stato e indossa quelli di membro dell’opposizione. Con il suo voto fa passare l’odg della minoranza. “L’ho fatto per garantire il corretto funzionamento del Senato”, si difende.
Il martirio è servito. La Casellati regala a Salvini lo spot
della Gregoretti per le regionaliNon c’è forza politica della maggioranza – dal Pd al M5S, da Iv a LeU – che non denunci la sua scorrettezza e che non metta in discussione la terzietà della sua azione. C’è pure chi pensa ad una mozione di sfiducia contro di lei. Il suo alleato la difende, con un’argomentazione che in realtà la smaschera: “Casellati è una senatrice”. La maggioranza ora medita di disertare il 20 la Giunta. Se così fosse, e se le opposizioni decidessero di votare, passerebbe il no al processo a Salvini. Che non potrebbe più lagnarsi nelle piazze per essere stato condannato dalla maggioranza. La resa dei conti col Capitano verrebbe rinviata in Aula, col voto decisivo, a febbraio.