Le coste italiane sono minacciate dagli ecoreati. Il mare è sotto attacco per l’uso illegale di cemento, per l’inquinamento e la maladepurazione, ma anche per la pesca di frodo. L’ultimo rapporto Mare Monstrum di Legambiente mette insieme tutti i reati ambientali accertati nel 2022 lungo le coste italiane: sono stati 19.530, in aumento del 3,2% rispetto all’anno precedente.
A questo si aggiungono gli illeciti amministrativi, pari a 44.444, in crescita del 13,1%, I risultati sono frutto di oltre un milione di controlli effettuati dalle capitanerie di porto e dalle forze dell’ordine: in totale, tra reati e illeciti amministrativi, sono state rilevate 8,7 infrazioni per ogni chilometro di costa. Nel 2021 la cifra era molto più bassa, fermandosi a quota 7,5. Oggi, invece, parliamo di un’inflazione ogni 115 metri.
I reati contro il mare e le coste italiane
Il rapporto è stato presentato alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione del sindaco pescatore Angelo Vassallo. Lo studio evidenzia che il 48,7% dei reati si registra nelle quattro regioni con maggiore presenza mafiosa storicamente, con la Campania in testa a quota 3.345 reati (il 17,1% del totale). Seguono Puglia, Sicilia, Lazio e Calabria.
In Basilicata, invece, sorprende l’alto numero di infrazioni per ogni chilometro di costa: 32,7, peggior dato davanti a Emilia-Romagna, Molise, Abruzzo e Veneto. Nel 2022 il reato più diffuso lungo le coste riguarda il ciclo illegale dal cemento: parliamo delle occupazioni di demanio marittimo, delle cave illegali, degli illeciti negli appalti per opere pubbliche e dell’abusivismo edilizio. Questi reati riguardano il 52,9% del totale, ovvero oltre 10mila.
Alti anche i dati riguardanti i diversi fenomeni di illegalità: maladepurazione, smaltimento dei rifiuti e pesca di frodo. Si registrano anche 624 violazioni del Codice della navigazione relativa alla nautica da diporto, persino in aree protette. Questo dato è in netto aumento rispetto ai 210 del 2021, una crescita che si traduce in un +197,1%. I reati ambientali hanno anche un importante impatto dal punto di vista economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative nel 2022 ammonta a più di 486 milioni (questa volta in calo del 22,3% rispetto al 2021).
Le proposte di Legambiente contro i reati ambientali in mare
Secondo Legambiente, il quadro emerso dal rapporto è “preoccupante” e per questo si rivolge al governo incalzandolo e sostenendo che è “urgente intervenire”. Sono quindi otto le proposte avanzate all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Si parte dalla richiesta di ripristinare, anche con eventuali modifiche, l’efficacia dell’articolo 10 bis della legge 120/2020, con il quale si affida ai prefetti il compito di demolire le costruzione abusive non eseguite dai comuni.
Per Legambiente è poi necessario rafforzare l’attività di contrasto delle occupazioni abusive del demanio marittimo. Ancora, si chiede di rilanciare a livello locale e nazionale la costruzione e l’adeguamento dei sistemi fognari e di depurazione, integrandoli con quello dei rifiuti.
Serve anche un efficientemento della depurazione delle acque reflue, permettendo anche il completo riutilizzo in settori strategici come quello dell’agricoltura. Fondamentale è anche migliorare e rendere più efficienti i controlli delle Agenzie regionali di protezione ambientale, approvando i decreti attuativi della legge 132 del 2016.
Tra le proposte di Legambiente c’è anche l’idea di regolamentare lo scarico in mare dei rifiuti liquidi con norme più restrittive, istituendo delle zone speciali di divieto per qualsiasi genere di scarico. Ancora, l’associazione ambientalista chiede di promuovere politiche attive per la prevenzione nella produzione di rifiuti e per una migliore tutela del mare e della costa. Inoltre sono necessari interventi normativi, del governo e del Parlamento, contro la pesca illegale, non dichiarata e non documentata.