Il tentativo di Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia) di portare il M5s nel perimetro del Centrodestra si schianta alla prima curva.
Stamattina la presidente del Senato è stata convocata al Quirinale, ricevendo da Sergio Mattarella un mandato esplorativo col “compito di verificare l’esistenza di una maggioranza parlamentare fra i partiti della coalizione del Centrodestra e il M5s e di un’indicazione condivisa per il conferimento dell’incarico del presidente del Consiglio per costituire il Governo”. Mattarella ha concesso all’ex membro laico del Csm 48 ore di tempo, chiedendole perciò “di riferire entro la giornata di venerdì”. Gliene sono bastate però meno di sei per capire che non è aria. Che il veto dei grillini nei confronti di Silvio Berlusconi è inamovibile.
Alle 16.30 a Palazzo Giustiniani si presentano infatti il leader del Movimento, Luigi Di Maio, e i capigruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Quando esce, il capo politico del M5s ribadisce che “il Centrodestra per noi è un artificio elettorale” e lancia l’ultimatum al leader della Lega, Matteo Salvini. “Ha l’occasione per prendere consapevolezza e coscienza del fatto che le uniche forze in grado di dialogare e firmare un contratto di Governo sono M5s e la Lega – ragiona Di Maio –. Dico a Salvini che di tempo non ce n’è più: decida entro questa settimana, il Paese non può aspettare”.
Da Catania, il segretario lumbard replica tranchant: “Di Maio è arrivato secondo e ha avuto un ottimo risultato” ma “non si vede mai in alcuna democrazia che i secondi arrivati impongano a sessanta milioni di italiani e ai primi arrivati i loro capricci e le loro regole. Prenda esempio da noi”. E ribadisce: “L’unico che può rispecchiare il voto è il Centrodestra col M5s. Sono leale nei confronti non dei partiti ma degli elettori. Non è Salvini che deve mollare qualcuno, io mantengo fede al voto di un mese fa”. Anche Berlusconi, a colloquio con la Casellati dopo la delegazione della Lega (Centinaio-Giorgetti) insieme alle capogruppo Gelmini e Bernini, non indietreggia di un millimetro. Ricorda che “da parte nostra non sono mai stati messi veti nei confronti di nessuno” e che “spetta al Centrodestra esprimere il premier”, in particolare “alla Lega che ha preso più voti”.
“Siamo disponibili a dialogare con altri ma non prescindiamo dalla guida del Governo per un esponente di Centrodestra che abbiamo indicato in Matteo Salvini”, gli fa eco Giorgia Meloni (FdI). Insomma, lo stallo non si sblocca e domani Casellati farà un secondo giro di consultazioni (al quale il Centrodestra si presenterà unito). Il Pd sta alla finestra: con Fico ‘esploratore’…
Il profilo della Casellati – Fedelissima di Berlusconi, avvocato matrimonialista, laureata in giurisprudenza e in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, la 72enne Casellati è stata la prima donna a conquistare la seconda carica dello Stato ed è la seconda, dopo Nilde Iotti, a ricevere dal presidente della Repubblica un mandato esplorativo per tentare di portare il Paese fuori dall’impasse politico e arrivare alla formazione di un Governo. Nessuna sorpresa: il nome l’avvocatessa di Rovigo, molto vicina a Niccolò Ghedini e tra le più fedeli pasdaran dell’ex Cav, era nell’aria da giorni. A Berlusconi, Casellati è stata legata fin dal principio: è uno dei volti storici di Forza Italia, cui ha aderito alla fondazione e con cui è stata eletta sei volte al Senato. La prima volta, nel 1994, conquista la presidenza della commissione Sanità. Un’esperienza che la porta nel 2004 nella squadra del secondo esecutivo Berlusconi, come sottosegretario alla Salute. È a questo periodo che risale un episodio che oggi tutti ricordano: la figlia, Ludovica, approda con lei alla salute come capo della segreteria. Nel 2008 si trasferisce al ministero della Giustizia, ancora come sottosegretario. Sono gli anni in cui il confronto tra l’ex Cav e la magistratura si inasprisce, e Casellati non di rado si affaccia nei salotti televisivi a difenderlo.
A settembre 2014 viene eletta dal Parlamento in seduta comune membro laico del Csm, incarico che lascia alla rielezione al Senato dello scorso 4 marzo, preludio alla conquista dello scranno più alto di Palazzo Madama come ‘figura di garanzia’.