A una settimana dal voto, nella battaglia dei sondaggi Hillary Clinton sembra avere in tasca la Casa Bianca. La Clinton, infatti, rimane in testa di 2,2 punti col 47,5% delle preferenze, contro il 45,3% dell’avversario. Sul fronte dei grandi elettori (in totale 538), la candidata democratica ne avrebbe ora 263, meno dei 270 necessari per conquistare la Casa Bianca, mentre Donald Trump sarebbe rimasto fermo a quota 164. Ma negli Stati Uniti i numeri per la vittoria sono diversi da quelli italiani. Il presidente, infatti, non viene eletto sulla base di una percentuale nazionale, per questo i sondaggi generalisti compiuti sui 50 Stati sono un termometro di popolarità ma possono anche indicare un vincitore diverso da quello che alla fine conquisterà il podio. Nel sistema americano i voti si contano Stato per Stato. Ogni Stato esprime un certo numero di cosiddetti “grandi elettori” che andranno a formare il collegio elettorale nazionale. Il peso dello Stato è proporzionale alla popolazione, dunque il numero uno è la California, secondo il Texas, al terzo posto si affiancano New York e la Florida, e così via. Vince chi si aggiudica 270 delegati. Dunque lo scenario per i due candidati resta incerto fino alla fine, soprattutto dopo quest’ultima fase segnata segnata da fango, veleni e scandali.
LINGUAGGI DIVERSI – Ma c’è comunque chi scommette che Trump ce la farà. “In America la diffusione della propaganda avviene soprattutto sui social e sono tutti contrari alla Clinton”, ci ha raccontato Massimo Magliaro, ex presidente di Rai Corporation e giornalista esperto di politica americana. Di sicuro, ci ha spiegato Magliaro, “il candidato repubblicano ha saputo parlare al popolo perché ha usato un linguaggio che le persone possono capire, diversamente invece la candidata democratica è stata da sempre la rappresentante dei poteri forti”. E poi c’è lo scandalo mailgate, in cui l’ex moglie di Bill viene accusata di avere utilizzato, durante il suo periodo da Segretario di Stato, un dominio personale per inviare e-mail e non come da prassi un dominio governativo, scandalo che secondo alcuni quotidiani americani come il Los Angeles Time, giornale di sinistra, ci ha detto ancora Magliaro, sarebbe costato alla Clinton parecchi punti.
TUONA IL PRESIDENTE – E proprio sulla mailgate ieri è sceso in campo persino Barack Obama, con una stoccata all’Fbi. “C’è una regola – ha detto il presidente – per cui quando ci sono delle indagini, non operiamo per allusioni, non operiamo sulla base di informazioni incomplete”. È una sconfessione pacata ma dura, nei confronti dell’operato di James Comey. “L’ultima che ha combinato il capo dell’Fbi? Ieri sera ha tirato fuori carte inedite perfino da uno scandalo di 15 anni fa, relativo a Bill Clinton. Che tempismo”, ha tuonato Obama. L’Fbi, per il presidente Usa, è diventata ormai un attore ingombrante di questa campagna elettorale.