Quello di Gualtieri pare essere in tutto e per tutto l’inceneritore della discordia. Casus belli sfruttato dalla destra per far cadere il governo Draghi a luglio, e ora responsabile della mancata alleanza tra dem e Cinque Stelle nella Regione Lazio. Perché sì, ormai la possibilità di un’alleanza giallorossa, con la candidatura di Alessio D’Amato, sembra sfumata completamente. Dopotutto Giuseppe Conte l’aveva detto chiaro e tondo che sull’inceneritore non avrebbe fatto passi indietro.
Era – ed è – in effetti, uno dei punti programmatici chiave che i 5S avevano posto per rendere concreta la coalizione con i dem e che aveva portato nei giorni scorsi a dichiarazioni schizofreniche all’interno del Pd: da una parte c’era il sindaco di Roma che diceva che l’inceneritore sarebbe stato pronto entro il 2025 e dall’altra l’ormai ex governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che invece affermava che la Regione non lo avrebbe mai autorizzato.
Un siparietto tragicomico che ha fatto infuriare i pentastellati: la deputata Daniela Torto, infatti, è tra quelli che sottolineano l’ambiguità di queste dichiarazioni e fa da eco al leader M5S quando dice che “sulla questione dell’inceneritore, sulla tutela dell’ambiente e della salute di tutti non indietreggeremo mai”. Secondo D’Amato, sceso in campo come candidato unitario (che però più che unire sembra dividere) e candidamente a favore dell’inceneritore sul quale, a suo avviso, ci sarebbe “troppa demagogia”, ora la palla è nelle mani del Movimento 5 Stelle che però rimane fedele a quanto dichiarato nei giorni scorsi.
Spunta l’idea di un referendum sull’inceneritore a Roma. La Lombardi chiede una consultazione
Ma quando ormai sembra essersi eretto un vero e proprio muro nel Lazio a dividere M5S e Pd, arriva l’ultimo disperato tentativo di Roberta Lombardi, uno dei due assessori del Movimento presenti nell’attuale giunta regionale: lei, lo ricordiamo, era quella che dopo essersi schierata dalla parte del no-inceneritore, aveva poi aperto la porta del dialogo con i dem. Adesso, però, contesta il Pd che “si fa dare il candidato da chi vuole fare il nucleare (Carlo Calenda, ndr)”, e, contraria alla candidatura di D’Amato, propone di cercare insieme un altro nome anche perché, come ricorda, molti dei paletti di Conte sono “in continuità con le azioni messe in piedi dalla giunta Zingaretti”.
Sempre Lombardi ritorna poi con favore sulla possibilità di un referendum sull’inceneritore, proposta che era stata avanzata mesi fa dai radicali. Un’idea che, invece, non piace al consigliere capitolino M5S Paolo Ferrara, secondo il quale “sarebbe solo un altro spreco di soldi, perché è chiaro a tutti che i cittadini questo ecomostro non lo vogliono”. E aggiunge: “La nostra posizione è molto semplice: con il partito dell’inceneritore non ci siederemo mai al tavolo. Ricordiamolo, questo non è un tema solo romano, stiamo parlando di una struttura gigantesca che impatterà in senso ambientale su tutta la Regione”.
Effettivamente anche secondo Lombardi la discussione dovrebbe essere trattata a livello nazionale: “Fratelli d’Italia”, dice, “a Roma ha proposto un atto per superare il termovalorizzatore, è azionista di maggioranza di governo, la sua leader e premier, Giorgia Meloni, e quindi dovrebbero dirci come la pensano sull’inceneritore. E a livello nazionale basta un semplice emendamento che dica ‘sindaco, avrai anche i superpoteri, ma potrai solo fare impianti finanziati dall’Ue’…”.
Intanto i 5S si presentano a questo punto come il vero partito progressista. “Le forze progressiste che si ritengono tali aderiscano pure”, dice Ferrara, “ma non è accettabile tenere il piede in due staffe. Perché l’inceneritore è tutto fuorché progresso”.