Era pronto a scappare dopo la sparatoria: il killer di Fidene, Claudio Campiti, 57 anni, aveva organizzato ogni sua mossa. Dalla strage dei consorziati alla fuga all’estero.
Il killer di Fidene pronto a scappare dopo la sparatoria
Le minacce, la strage, la fuga. Il killer di Fidene Claudio Campiti aveva premeditato tutto nei minimi dettagli ed era pronto a sparire all’estero, dopo aver massacrato i “vicini ladri” che stavano partecipando alla riunione condominiale del Consorzio Valleverde. Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno trovato il passaporto, alcuni abiti in valigia e 6 mila euro in contanti. Al momento del fermo, inoltre, Campiti è stato perquisito e trovato in possesso di un secondo caricatore e 170 proiettili.
Il 57enne era in lotta con gli inquilini del Consorzio Valleverde da anni e aveva più volte denunciato di sentirsi perseguitato, come scriveva sul suo blog aperto per accendere un faro sui presunti illeciti che imputava ai vicini. Nel blog, aveva anche descritto il consorzio come una “associazione mafiosa” e riportato sfoghi complottisti. Era convinto, ad esempio, che i vicini gli avessero tolto l’illuminazione pubblica e, di conseguenza, si rifiutava di pagare le spese condominiali.
Sulla base delle informazioni sinora diffuse, la Procura di Roma ha incluso nel decreto di fermo anche il pericolo di fuga. Inoltre, è stato riferito che il killer abbia sparato sette o otto colpi mentre altri sette proiettili erano nel caricatore della pistola usata e altri 155 li aveva addosso.
È stato riferito, poi, che il passato di Campiti è stato segnato dal lutto per la morte del figlio di 14 anni, prematuramente scomparso per un incidente sulle piste da sci in Trentino-Alto Adige che ha portato alla condanna di tre persone nel 2012.
Claudio Campiti aveva premeditato la strage dei “vicini ladri” e organizzato la fuga
Spalancando le porte della stanza del bar in cui si stava tenendo la riunione del Consorzio Valleverde, Campiti ha urlato “vi ammazzo tutti”, come raccontato da una testimone. Gli investigatori stanno indagando sulla Glock calibro 9 che il killer ha usato. Secondo gli elementi raccolti, infatti, il 57enne non possedeva una pistola in quanto non deteneva il porto d’armi: pur avendo presentato domanda, la richiesta era stata respinta.
Le prime ricostruzioni indicano che Campiti si fosse recato al poligono di tiro intorno alle 08:30 di domenica 11 dicembre e, dopo aver lasciato un documento d’identità e aver ricevuto l’arma, si sarebbe furtivamente allontanato dal sito. Salito sulla sua auto e percorsi nove chilometri, ha infine compiuto la strage.
Il porto d’armi era stato negato al 57enne proprio su indicazioni delle forze dell’ordine locali che sapevano delle liti in corso con il consorzio. I vicini del killer lo avevano segnalato quando il responsabile della sparatoria di Fidene aveva minacciato alcuni ragazzini che giocavano davanti alla sua abitazione. “Noi avevamo presentato diverse denunce. Non voleva pagare le spese del consorzio e quest’estate avevamo organizzato un campo di pallavolo ed era arrivato a minacciare i ragazzi perché si sentiva infastidito”, hanno riferito alcuni membri del consorzio dopo la strage. Le denunce sporte, tuttavia, non hanno mai avuto seguito, rendendo possibile la tragedia.