Chi giurava che il governo sul tema delle intercettazioni si sarebbe sciolto come neve al sole, è rimasto deluso. Già perché sulla delicata questione la maggioranza ha dato una prova di grande compattezza, raggiungendo un accordo a tratti inaspettato e capace di soddisfare tutti. In un Paese normale questo sarebbe il momento di gioire per l’importante risultato raggiunto, invece dai banchi dell’opposizione c’è chi grida allo scandalo e parla di un accordo irragionevole. A chiarire l’accaduto è stato il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, che ha spiegato come “su alcuni punti della riforma dell’ex ministro Andrea Orlando (nella foto) c’erano palesi divergenze” eppure “ci siamo messi d’accordo”. I nodi principali erano quelli, spiega il guardasigilli, “sul percorso che fa l’intercettazione” e su come tutelare “la riservatezza e la privacy dell’indagato”.
Nella riforma Orlando, continua il ministro, “c’era una delega alla Polizia Giudiziaria che vedeva il Pm un po’ assente nella scelta tra Intercettazioni rilevanti e irrilevanti” mentre su indicazione di M5S si è deciso che “sarà il magistrato a valutare” l’importanza degli audio captati. Un’altra modifica rilevante è quella fatta per garantire il diritto alla difesa che sarà assicurato dal fatto che “l’avvocato potrà avere copia delle intercettazioni rilevanti” come anche di quelle che non lo sono così che, se la pensa diversamente dal pm, potrà appellarsi al giudice per le indagini preliminari a cui spetta l’ultima parola.
Nel testo che disciplinerà le intercettazioni, è stato affrontato anche il tema dei trojan. Si tratta dei software capaci di trasformare, ovviamente all’insaputa dell’utilizzatore, un qualsiasi dispositivo in una potente cimice. Gli audio captati con questo imprescindibile strumento, diventato noto a seguito dell’inchiesta nei confronti del pm Luca Palamara, potranno essere utilizzati in tutte le inchieste relative a reati con una pena superiore ai cinque anni di recluzione. Un’intesa di massima che ora dovrà essere tradotta in legge. Ma a dispetto di chi pensa che ci vorrà molto tempo, Bonafede si è dimostrato ottimista assicurando che “probabilmente nel decreto Milleproroghe sarà inserito un rinvio della norma sulle intercettazioni fino al primo marzo quando entrerà in vigore la nuova legge con le correzioni stabilite” dalla maggioranza.