“Saremo noi ad avere la maggioranza dei consiglieri. Non sarà più la Lega a governare pur avendo il presidente, che noi voteremo per stima e per fiducia, ma sarà Fratelli d’Italia”. Mario Mantovani, ex senatore ed eurodeputato, nonché vicepresidente della Regione Lombardia e assessore regionale alla Sanità ai tempi di Roberto Maroni, un tempo plenipotenziario di Silvio Berlusconi in Lombardia, partecipava a un evento del partito a Cremona in vista delle elezioni regionali.
L’ex plenipotenziario di Berlusconi, Mario Mantovani, si è ripreso la Regione Lombardia. C’è la sua regia dietro i nuovi equilibri del Pirellone
Se il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega nelle urne era largamente previsto, l’annuncio di Mantovani conteneva il vero programma di Fratelli d’Italia in Lombardia: essere i padroni della Regione. La potenza di fuoco di Mantovani si è manifestata prima nella composizione della giunta, quando insieme alla ministra del Turismo ha messo all’angolo Romano La Russa, che aspirava alla vicepresidenza e sognava l’accoppiata con la delega alla Sanità com’era stato nell’ultimo scorcio della precedente legislatura con Letizia Moratti, poi ha piazzato il suo delfino Paolo Franco sulla poltrona di assessore alla Casa, infine ha visto incoronare capogruppo il suo uomo, Christian Garavaglia, per dieci anni sindaco di Turbigo, entrato al Pirellone con il record di preferenze tra i candidati di FdI.
La vera tela, però, il “ragno” Mantovani l’ha tessuta negli ultimi giorni piazzando due dirigenti in posti chiave della Regione. L’attuale vicesegretario della Regione e braccio destro di Attilio Fontana, Pier Attilio Superti, sarà, infatti, affiancato da due altri vice d’area meloniana che avranno deleghe ad hoc: Fabrizio De Vecchi e Walter Bergamaschi. Quest’ultimo, attualmente direttore generale dell’Ats di Milano, era stato dg al Welfare quando a guidarlo c’era proprio Mantovani.
L’ex senatore ed europarlamentare di FI ora in FdI ha ridimensionato Romano La Russa e piazzato i suoi fedelissimi in ruoli chiave
Sarebbe stata la disputa su questi nomi e sui ruoli da assegnare l’origine della discussione che aveva fatto dilatare i tempi della prima seduta della nuova giunta Fontana durata nove ore. Mantovani, dopo le disavventure giudiziarie che lo avevano portato in carcere da innocente (è stato assolto lo scorso anno dalle accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta per una gara d’appalto per il trasporto di malati dializzati) si è goduto il suo successo dalla balconata riservata al pubblico nell’aula del Consiglio regionale durante la prima seduta dell’assemblea. Poco sotto, Licia Ronzulli, coordinatrice di Forza Italia per la Lombardia e capogruppo in Senato per gli azzurri, doveva accontentarsi del ritorno in consiglio di Giulio Gallera e del suo riuscito stop a Sgarbi assessore alla cultura.
Proprio a lei, pur non citandola apertamente, si riferiva Mantovani, quando in una recente intervista diceva del suo passato in Forza Italia che lo aveva abbandonato: “Mi riferisco a quelli che circondano il presidente, quelli che oggi governano il partito, che hanno costruito le liste nel 2018. Silvio Berlusconi mi chiamò nel Natale 2017, e si votava tre mesi dopo, per dirmi che aveva bisogno di persone valide da portare a Roma, e che aveva bisogno di persone che avevano nella carne le ferite della malagiustizia per sedere in commissione giustizia al Senato. Risposi che non tornavo volentieri a Roma, ma che in 25 anni non gli avevo mai risposto di no. Non si è più fatto sentire nessuno, da quel giorno”.
Un suo ritorno in campo oggi non lo esclude lo stesso Mantovani: “Personalmente credo di aver già dato molto alla politica, ma mai dire mai, in futuro se dovessero chiedermi un aiuto non è detto che non possa ancora dire la mia”. Intanto in Parlamento siede la figlia Lucrezia, ovviamente eletta nelle file di Fratelli d’Italia: subentrata a Guido Crosetto nella passata legislatura, nel 2022 è stata riconfermata alla Camera.