Nessun colpo di scena. Il governo italiano dà di fatto il via libera all’ops di Mps su Mediobanca: la banca senese ha comunicato ieri la decisione della presidenza del Consiglio di non esercitare il golden power. Si tratta della prima autorizzazione dall’annuncio dell’offerta che apre la strada all’operazione del terzo polo bancario. La decisione del governo era scontata, vero, ma non di poco conto. Perché proprio il ministero dell’Economia eserciterà un ruolo chiave nell’assemblea del 17 aprile, quando i soci di Mps sono chiamati a votare l’aumento di capitale necessario per il deal.
Il Mef, con l’11,7%, è il primo azionista e quasi certamente voterà a favore dell’operazione, che sappiamo essere condivisa dalla maggioranza. Con un doppio obiettivo: da una parte creare il terzo polo bancario, magari sotto l’influenza dello stesso governo; dall’altra bloccare l’alleanza tra Generali e i francesi di Natixis, per evitare che il gruppo assicurativo possa perdere la sua italianità. D’altronde la maggioranza non ha mai nascosto il suo parere favorevole su quest’operazione, tanto che anche nelle ultime ore il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha affermato di ambire, “da italiano, a un terzo polo bancario”.
L’ops di Mps su Mediobanca: si avvicina l’assemblea dei soci
Intanto bisognerà attendere l’assemblea dei soci. Alcune posizioni sono chiare: a favore dell’ops su Mediobanca si sono già schierati Davide Serra (Algebris), l’investitore americano Pimco (sulla stessa linea dell’ad Luigi Lovaglio) e Norges Bank (un fondo sovrano norvegese). All’opposto, non mancano gli azionisti internazionali contrari, ma hanno quote minori. Mentre molto importante sarà capire le intenzioni di Banco Bpm e Anima, che detengono circa il 10% dell’istituto senese.
Risiko bancaria, l’altra partita in terra tedesca
La giornata di ieri ha vissuto anche un altro sviluppo sul fronte del risiko bancario: l’Antitrust tedesca ha dato il via libera alla scalata di Commerzbank da parte di Unicredit. L’ok riguarda l’aumento della partecipazione diretta nell’istituto tedesco fino al 29,99%. Un via libera che, però, non modifica la posizione del governo di Berlino: “Non è cambiata”, assicura un portavoce del ministero delle Finanze tedesco. L’esecutivo continua a sostenere “l’indipendenza” di Commerzbank e a ritenere “inadeguate acquisizioni non concordate e ostili”. Nelle scorse settimane era arrivato anche il via libera della Bce, ma la quota non è ancora stata convertita in azioni proprio in attesa dell’Antitrust. Ora la situazione si potrebbe sbloccare, anche se Unicredit non accelera e ribadisce che “Commerzbank rimane un investimento”-