Non c’è (forse) la volontà di rompere totalmente la tregua raggiunta in nome della solidarietà nazionale invocata dal Colle. Tuttavia l’opposizione si comporta da opposizione, soprattutto se i suoi leader si chiamano Matteo Salvini, nemico giurato del premier, e Giorgia Meloni che a Giuseppe Conte ha dato addirittura del “criminale”. E così dal faccia a faccia governo-Lega-FdI-FI escono fuori mezze risposte, tiepide promesse e tanti mugugni. I tre partiti d’opposizione chiedono sostanzialmente tre cose: chiudere per due settimane tutto tranne i servizi essenziali (alimentari, farmacie, sanità, sicurezza); risorse per 30 miliardi di euro; un super-commissario che gestisca l’emergenza. “Abbiamo chiesto misure drastiche subito. Ma la risposta è stata no. Quindi totale incertezza. Non vorrei che qualcuno stesse sottovalutando, esco preoccupato”, dice il leader della Lega. E in un secondo momento aggiunge: “è il momento dell’unita ma non quello delle vie di mezzo”.
L’azzurro Antonio Tajani insiste per un super-commissario tanto in Italia quanto in Europa. Meloni ripete il refrain dell’opposizione: l’Europa è assente, “serve un piano della Bce pari almeno al bazooka di Draghi”. Lega-FdI-FI chiedono 30 miliardi di euro. Salvini dice che, secondo le imprese, ne servirebbero 100. Silvio Berlusconi e Matteo Renzi hanno fatto il nome per il super-commissario di Guido Bertolaso. Che una nuova figura chiamata a gestire l’emergenza possa, però, finire per commissariare il premier è qualcosa che le opposizioni possono solo sognare. Il premier “apre” all’ipotesi ma, come ha chiarito lunedì, pensa al limite a qualcuno che possa “coordinare l’approvvigionamento di macchinari e attrezzature sanitarie” da affiancare all’attuale capo della Protezione civile. Sulla richiesta di misure più drastiche, fonti di Palazzo Chigi precisano che Conte “non ha escluso affatto la possibilità di adottare misure più restrittive, ove necessarie. Obiettivo prioritario rimane quello di contenere il contagio e tutelare la salute dei cittadini”.
E, secondo il governatore Attilio Fontana, il governo sta prendendo in considerazione nuove disposizioni più rigorose, legate alla situazione della Lombardia. A chiedere lo stop a tutti i servizi, salvo quelli essenziali, è anche il pentastellato viceministro al Mise Stefano Buffagni. Sulla terza richiesta, ovvero maggiori risorse da mettere in campo, il governo si sta fin d’ora attrezzando. Questa mattina, prima del voto delle Camere sulla richiesta dell’esecutivo di autorizzare lo scostamento dal deficit programmatico, si terrà in Cdm un aggiornamento della Relazione da far votare al Parlamento. L’obiettivo è quello di uno scostamento maggiore di quello previsto (7,5 miliardi). Il deficit potrebbe salire non dal 2,2% al 2,5% ma un po’ di più (2,8-2,9%), fino a sfiorare l’asticella massima del 3%, e cioè oltre 13 miliardi di euro.
STOP AL MES. Da parte dell’opposizione c’è la volontà di votare a favore, eventualmente, anche sulla manovrina con cui si dà un primo sollievo a imprese e famiglie. “Siamo disponibili a votare il decreto se è l’inizio di un percorso”, dice la Meloni. Indispensabile sarà l’interlocuzione con Bruxelles che deve dare il disco verde all’intervento. I contatti con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (ci sarà un confronto oggi in video) fanno ben sperare. Dal governo Lega-FdI-FI ottengono, invece, la promessa che al prossimo Eurogruppo del 16 marzo “non sarà firmato o accettato” dall’Italia il Mes.