Il governo promette di nuovo la riduzione delle tasse, ma intanto taglia solo la busta paga

Il governo torna a promettere la riduzione dell'Irpef per il ceto medio, ma omette di dire che ha appena ridotto gli stipendi in busta paga.

Il governo promette di nuovo la riduzione delle tasse, ma intanto taglia solo la busta paga

La riduzione dell’Irpef per il ceto medio era una delle promesse del governo prima della manovra. Poi, di fronte a un bilancio disastrato anche a causa di una crescita asfittica, dalle destre è arrivata la solita marcia indietro. Niente aumenti in busta paga, quindi, al di sopra dei 40mila euro, come era invece stato più volte promesso.

Non solo, perché il nuovo meccanismo del taglio del cuneo fiscale è andato di fatto a penalizzare tantissimi lavoratori, tutti quelli che hanno un reddito tra gli 8.500 e i 35mila euro, che si vedranno ridurre di qualche decina di euro la busta paga. E per qualcuno, che guadagna tra gli 8.500 e i 9.000 euro, la riduzione in busta paga sarà addirittura di 1.200 euro. Eppure, nonostante questo, il governo continua a promettere un taglio delle tasse per il ceto medio. L’esatto opposto, in pratica, di quanto fatto con l’ultima manovra per chi guadagna meno.

Taglio delle tasse al ceto medio, le solite promesse su Irpef e busta paga

L’ultimo a promettere un taglio delle tasse per il ceto medio è stato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, in occasione del VIII Forum nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili: “La riduzione della pressione fiscale è uno dei tasselli fondamentali della nostra riforma”, afferma specificando che “l’obiettivo è venire incontro al ceto medio, di chi ha redditi da 28mila a 60mila euro”.

Ancora una volta Leo si limita a dire quali sono i propositi, non resi però azioni concrete finora: “Le risorse per fare questo vanno realizzate attraverso interventi posti in essere nella legge di bilancio come l’Ires premiale, che viene incontro alle imprese per chi fa investimenti qualificati, la stabilizzazione del personale può generare risorse”.

La riduzione della pressione fiscale va poi di pari passo con la lotta all’evasione. Stiamo trovando meccanismi collaborativi, come il concordato, basati sulla cooperative compliance lavorando ex ante con i contribuenti”, afferma Leo. Ma anche il concordato ha dato risultati molto meno positivi del previsto, tanto da non aver reso possibile l’introduzione del taglio dell’Irpef per il ceto medio.

Peraltro il viceministro dell’Economia parla dell’importanza di andare incontro a chi ha redditi da 28mila a 60mila euro, ma omette di dire che proprio chi ha tra i 28mila e i 35mila euro – secondo diversi calcoli effettuati da sindacati e associazioni – vedrà ridursi il proprio stipendio anche di 100 euro l’anno.