Negano tutti che su flat tax, manovra e trattativa con l’Europa per scongiurare la procedura d’infrazione per debito eccessivo, al vertice economico che si è tenuto mercoledì mattina a Palazzo Chigi ci siano stati dissidi di sorta. “Lite con Salvini? Mi chiedo chi diffonde e da dove vengono queste notizie del tutto destituite di fondamento che vengono passate alla stampa. Con un interrogativo: cui prodest?”, si chiede il ministro dell’Economia. “Con Giovanni Tria è andata bene, l’ha detto perfino lui. Sui giornali si leggono tante fantasie”, conferma Matteo Salvini. “Tria non ha detto che la flat tax non si può fare”, fa quadrato il vicepremier Luigi Di Maio.
TUTTO BENE. Eppure sul taglio pesante alle tasse, che il ministro dell’Interno assicura farà parte della prossima manovra, ancora non c’è accordo nel governo su come finanziarlo. La Lega lo vuole a tutti i costi ed è disposta perfino a sfidare l’Europa su numeri e regole sul deficit. Il titolare di via XX Settembre conferma che “non è affatto contrario” anzi “ero favorevole alla flat tax – dice – anche quando non ero ministro”. Ma avverte: “Bisogna vedere come si fa, le compatibilità, in questo momento gli obiettivi di deficit sono quelli”. Di Maio da parte sua ribadisce che la tassa piatta debba andare soprattutto a beneficio del ceto medio.
“Per impedire che la flat tax sia iniqua – spiega il capo politico M5S – verrà semplicemente messo un tetto. Non si andrà oltre i 60.000-70.000 euro di reddito annuo”. Di certo non si farà aumentando l’Iva, perché l’obiettivo è quello di abbassare realmente le tasse. Tria, ad ogni modo, cerca di districarsi tra le esigenze delle forze di maggioranza del governo gialloverde e il pressing che arriva da Bruxelles. E così se da una parte, all’unisono con i due vicepremier, afferma che “non ci saranno manovre correttive” perché non si avverte la necessità, dall’altra vorrebbe dirottare a riduzione del deficit le entrate aggiuntive e i risparmi provenienti da quota 100 e reddito di cittadinanza per abbassarlo dal 2,4% del Pil previsto nel Def a 2-2,1%. E se oggi c’è attesa per l’Ecofin, ieri è stato il giorno dell’Eurogruppo. Dove il caso Italia ha furoreggiato, pur non essendo parte dell’ordine del giorno formale della riunione.
PRIMO TEST. Un test per Tria per sondare gli umori dei paesi europei verso lo stato di salute dei conti pubblici dell’Italia e la conseguente cura. L’esecutivo comunitario, appoggiato dai principali paesi europei, tende la mano all’Italia ma aspetta segnali concreti. “Una correzione sostanziale della traiettoria di bilancio è necessaria sia per quest’anno che per il prossimo. Questo è prima di tutto nell’interesse dell’Italia”, scrive su twitter il vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, dopo aver incontrato Tria. L’Italia preferirebbe prendere tempo, anche perché i numeri definitivi su entrate e minori spese dovrebbero arrivare alla fine del mese prossimo. Ma Bruxelles non sarebbe disposta a rinvii e aspetta un passo concreto dell’Italia prima dell’Ecofin del 9 luglio in cui potrebbe essere discussa la procedura d’infrazione di cui oggi a Malta, il premier Giuseppe Conte potrebbe parlare con Macron. “Cercheremo un accordo”, assicura Tria. “Stiamo facendo un negoziato sugli obiettivi di deficit che noi abbiamo e dimostreremo che li raggiungeremo”: dati alla mano. Bruxelles è ansiosa di conoscerli.