Il governo Meloni rema contro, ma il bilaterale Usa-Ue è più vicino

Possibile faccia a faccia Ursula-Trump sui dazi. Che nessuno dei due esclude. Mentre Meloni spera in una semplice "stretta di mano"

Il governo Meloni rema contro, ma il bilaterale Usa-Ue è più vicino

Si vedranno o non si vedranno Donald Trump e Ursula von der Leyen a Roma per parlare di dazi, approfittando della rispettiva presenza ai funerali di Papa Francesco? È la domanda che mezzo mondo si sta facendo in questi giorni. Di sicuro la presidente della Commissione europea sta cercando di organizzare il faccia a faccia con il tycoon. Come confermato ieri dalla portavoce della Commissione europea: “La Commissione sta valutando la possibilità di organizzare un incontro fra la presidente Ursula von der Leyen e il presidente degli Usa Donald Trump a margine del funerale di papa Francesco”, ha detto infatti ieri Paula Pinho, nel briefing quotidiano con la stampa a Bruxelles.

“Al momento non c’è nulla di confermato, ma vi terremo aggiornati se dovesse accadere nei prossimi giorni”, ha precisato Pinho, “l’obiettivo della visita a Roma è, in realtà, il cordoglio per papa Francesco. Questo è l’obiettivo principale della presenza della presidente Ursula von der Leyen a Roma. Se si presenteranno altre opportunità nel contesto a margine, ovviamente saranno colte”, ha concluso.

Ursula vuole ridimensionare Giorgia

Un lungo giro di parole per confermare che von der Leyen è più che interessata a un incontro che, se avvenisse, ridimensionerebbe fortemente il ruolo della premier italiana Giorgia Meloni nelle relazioni tra Unione europea e Stati Uniti. E renderebbe felici anche gli altri grandi Paesi europei, a partire da Francia, Germania, Spagna e Polonia, da sempre allergici all’attivismo internazionale di Meloni, in nome del sovranismo mondiale.

Trump conferma: incontri bilaterali

Se dalla Casa Bianca, la portavoce Karoline Leavitt ha fatto  sapere solo il crono-programma – serrato – di The Donald, che lascerà Washington questa mattina per volare a Roma, dove arriverà in tarda serata per partecipare sabato al funerale di Papa Francesco, è stato lo stesso Trump a confermare in serata che a margine delle esequie avrà degli incontri con altri leader internazionali: “Vorrei incontrarli tutti”.

Tajani e tutto il governo tifano contro il faccia a faccia

Di sicuro, chi tifa contro l’incontro è l’intero il governo italiano e che fa di tutto per non nasconderlo: “Mi pare complicato organizzare un vertice internazionale in occasione del funerale del Papa, potranno esserci incontri occasionali durante la cerimonia, ma organizzare un vertice mi pare complicato, non c’è nessuna decisione in questa direzione”, ha dichiarato ieri il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in missione in Egitto.

“Anche un bilaterale mi sembra difficile, sono tutti qui per una cerimonia funebre, non so se questo è il momento giusto”. “Per un incontro approfondito tra Europa e Stati Uniti serve più tempo a disposizione”, ha concluso Taiani. In realtà Meloni spera che domani ci sia giusto il tempo sufficiente per una “stretta di mano” tra Trump e Von der Leyen, che, anzi, è stata apertamente auspicata dal governo italiano.

Zelensky invece spera in un summit sull’Ucraina

Chi invece intende sfruttare al massimo la presenza dei leader mondiali nella Capitale è il presidente ucraino Volodimir Zelensky, il quale starebbe tentando in ogni modo di incontrare Trump e Meloni. Anzi, nelle intenzioni di Zelensky (o nei suoi sogni) ci sarebbe addirittura un summit allargato anche a Francia, Regno Unito e Germania, sulla falsa riga di quello tenuto da Emmanuel Macron all’Eliseo la scorsa settimana.

I timori della premier

Ma anche sotto questo aspetto Palazzo Chigi frena. Il timore, da una parte, è che un eventuale faccia a faccia Trump-Zelensy possa degenerare come avvenuto nello Studio ovale, facendo fare, indirettamente, una pessima figura alla padrona di casa, cioè Meloni.

Dall’altra c’è il problema della collocazione della premier, che ha dichiarato totale vicinanza e sostegno ai disegni del presidente degli Stati Uniti, ma contemporaneamente ha sempre parlato di “pace giusta per Kiev”. Una delle tante contraddizioni che la premier non sa come risolvere e che teme possano esplodere durante il prossimo weekend.