Il governo Meloni continua a litigare con tutti in Europa. Fa un’eccezione solo con l’Ungheria di Viktor Orbán con cui si guarda bene dall’increspare i rapporti. Il vicepremier di Forza Italia e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sguaina la spada e invita al duello la presidente della Bce, Christine Lagarde.
Mentre l’Italia, a differenza di altri grandi paesi che non hanno mandato i loro ministri, spedisce il titolare del dicastero dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, all’Eurogruppo-Ecofin che si è tenuto a Budapest.
Tajani polemizza con Lagarde sul taglio dei tassi
La Bce taglia i tassi per la seconda volta, ancora di 25 punti base. “Serviva più coraggio”, dice Tajani. Un concetto ribadito anche dal ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso. Poi la replica di Lagarde: la Banca centrale europea è un istituto indipendente, “è chiaramente previsto nei trattati”: “non siamo soggetti a pressioni politiche di alcun tipo”.
Controreplica il leader azzurro: “Io dico che lo 0.25% è un taglio troppo basso per favorire la crescita, perché il costo del denaro troppo alto impedisce alle imprese di poter essere competitive e di poter raccogliere prestiti per fare progetti impegnativi. Era più giusto tagliarla dello 0.50%. Ma non è un delitto di lesa maestà dire ‘io la penso diversamente’. Questo non significa limitare l’indipendenza di un’istituzione. Io non ho telefonato alla signora Lagarde dicendo che devi fare così, devi fare colà”.
A Budapest il boicotaggio dell’Eurogruppo-Ecofin da parte di molti Paesi
E ora arriviamo all’amico di Giorgia. Riunioni senza commissari europei e con una manciata di ministri: va in scena all’Eurogruppo prima e poi all’Ecofin il boicottaggio della presidenza di turno ungherese dell’Ue.
Dopo la visita di Orbán al presidente russo Vladimir Putin, a poche ore dall’avvio della guida a rotazione dell’Unione da parte dell’Ungheria, l’ordine della presidente Ursula von der Leyen era stato chiaro: nessun commissario sarebbe andato alle riunioni informali organizzate da Budapest per il semestre Ue.
Prima di questo altri consigli informali sono stati disertati e quelli di Esteri e Difesa si son tenuti a Bruxelles e non più nella capitale ungherese grazie a un escamotage, ovvero la convocazione ‘ad hoc’ fatta dall’Alto rappresentante Josep Borrell. Più recentemente alla riunione dei ministri dell’Agricoltura di Budapest le assenze non sono mancate.
E ieri è arrivato il momento dei ministri dell’Economia. Alla riunione informale nella capitale ungherese non c’erano né il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, né il commissario all’Economia Paolo Gentiloni.
All’Ecofin erano presenti ieri solo 10 ministri su 27. Oltre all’Ungheria, c’erano Italia, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Slovenia e Slovacchia. In mattinata nella capitale ungherese si è tenuto anche un Eurogruppo informale a cui hanno partecipato solo 7 ministri dell’eurozona su 20.
“L’Eurogruppo è un’istituzione politica diversa” rispetto al Consiglio Ue, “siamo un’istituzione informale in cui i ministri si riuniscono in ondate molto regolari” con un “importante lavoro condiviso”. Il lavoro “deve continuare”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe da Budapest.
All’Eurogruppo si parla di extra-profitti bancari: l’imbarazzo di Giorgetti
Ironia della sorte, nel corso della riunione dell’Eurogruppo la Croazia ha sollevato “la questione degli extra-profitti bancari”. Il tema ha trovato “terreno fertile” tra i presenti, con “3-4 ministri” particolarmente interessati. Lo ha riferito una fonte a conoscenza dell’incontro, riferisce l’Ansa, aggiungendo che quindi l’argomento “sarà messo in agenda all’Ecofin di novembre a Bruxelles”.
Giorgetti sul tema non è intervenuto. E si capisce perché. Dicevamo ironia della sorte, dal momento che il governo Meloni prima ha messo la tassa sugli extra-profitti delle banche poi l’ha boicottata. Ma fonti del Mef fanno sapere che Giorgetti “è favorevole ad aprire le discussioni”. Sì, come no.