Dal proclama di Malan sulla fine dell’indipendenza dei giudici (poi ritirato), alla vicenda Almastri, passando per Bruno Vespa, fino a alla ministra Vinavil, Daniela Santanchè, quella che offre il vicepresidente del Movimento Michele Gubitosa è un’analisi allargata del governo Meloni. Ne esce un ritratto disastroso…
Gubitosa, oggi (ieri, ndr) Malan ha dichiarato che l’intenzione è andare oltre l’obbligatorietà dell’azione penale, per poi però fare marcia indietro. A quale versione dobbiamo credere?
“Per un attimo ho pensato che avesse ammesso che l’intento finale di questa maggioranza è quello di assoggettare la giustizia, attraverso il controllo sull’operato dei pubblici ministeri, alla volontà della politica. O meglio, alla volontà di questa destra incapace e pericolosa. Se non altro, sarebbe stato un passo avanti sul piano della trasparenza, senza più celare intenti quasi eversivi dietro slogan insignificanti. La smentita, al contrario, è la classica arrampicata sugli specchi, in cui peraltro Malan fa molta confusione nel tentativo di smentire se stesso. D’altra parte, già dicendo no all’odg D’Orso, governo e maggioranza avevano gettato la maschera sulla reale intenzione di mettere il guinzaglio ai Pm. In quel caso, ci sarebbe da chiedersi a chi toccherà decidere quali indagini dovranno portare avanti i magistrati e quali al contrario dovranno essere bloccate sul nascere. Il ministro della Giustizia di turno? Il premier del fantomatico premierato? Francamente, mi sembrano scenari cupi e inquietanti, che minano alla base il concetto di separazione dei poteri che è colonna portante dei sistemi democratici e che Meloni e soci mostrano di soffrire particolarmente”.
Crede che la vicenda Almasri abbia portato lo scontro con i Magistrati su un altro livello, ancora più aspro? Di fatto le parole de presidente Mattarella sulla necessità di una cooperazione restano del tutto inascoltate…
“Tutta la vicenda è una collezione di bugie, errori, complotti evocati, beceri tentativi di coprire le proprie inadeguatezze da parte di un governo e di una maggioranza che sono ormai completamente in tilt. Un giorno è un errore tecnico, quello dopo è colpa dei giudici della Corte d’Appello di Roma, poi un complotto dei servizi segreti tedeschi. Francamente, siamo stufi che i cittadini vengano presi in giro in questo modo. La verità è che Meloni, che ha fondato buona parte della sua campagna elettorale su un blocco navale che era impossibile da realizzare – e infatti si è dimostrato pura propaganda – è sotto ricatto da parte di un trafficante di migranti. Quelli che avrebbe dovuto stanare su tutto il globo terracqueo e che invece, quando vengono arrestati a casa nostra, vengono rimpatriati con tutti gli onori. In barba alla Corte Penale Internazionale e ai cittadini italiani, che si trovano a pagare un volo di Stato per riportare a casa un torturatore e stupratore di bambini”.
Il ministro Tajani ha detto che il collega Nordio è rimasto “immobile” anche perché c’erano 40 pagine in inglese da tradurre… Le sembra credibile?
“Se non fosse una vicenda drammatica, verrebbe da ridere. Quello che per la narrazione da Istituto Luce della destra è il grande governo Meloni, che ormai dà le carte a livello internazionale, ha difficoltà a comprendere un documento scritto in inglese. Sembrano le scuse degli studenti che non hanno studiato e vogliono evitare un brutto voto, la prossima volta potrebbero dire che il documento è stato mangiato dal cane. Facciamo così, il voto al governo lo assegno io: zero spaccato”.
Collegato allo scontro con i magistrati è anche il tema della comunicazione: da una parte la maggioranza chiede i controlli su Report, dall’altra difende Vespa invocando la pluralità di opinioni all’interno del servizio pubblico. Non le sembra una situazione schizofrenica?
“In realtà no, a dire il vero mi sembra perfettamente razionale. Questa destra ha dimostrato più volte di essere allergica alla libera informazione, al giornalismo d’inchiesta, alle poche voci indipendenti rimaste nel sistema mediatico italiano. Partendo da questo assunto, non mi sorprende che un programma come Report – che ha fatto della correttezza, del coraggio e dell’indipendenza le sue armi principali – possa fare paura al governo. Un giornalista come Vespa, al contrario, è perfettamente in linea con il profilo gradito alla maggioranza”.
Vespa se ne deve andare dalla Rai?
“Negli anni, la Rai ci ha purtroppo abituato a giornalisti di parte, è un modo di gestire il Servizio Pubblico che è endemico del nostro Paese e riteniamo profondamente sbagliato, che al governo ci sia la destra o la sinistra. Il caso di Vespa è particolarmente grave, a mio parere, perché lui dispone di uno spazio di approfondimento successivo al Tg1, uno dei più guardati della nostra televisione, nel quale sarebbero francamente necessari più prudenza e maggiore equilibrio. Vespa è libero di pensare quello che vuole del governo di turno, ma non può trasformarsi nel megafono di Meloni e improvvisare un piccolo comizio a favore di telecamera per giustificare le trattative della premier con Almasri, né qualunque altra sua decisione o misura. Questa non è informazione, ma propaganda di partito. Il Servizio Pubblico, pagato con i soldi dei cittadini italiani, deve essere di tutti, non la grancassa di una singola forza politica. Se invece Vespa non può proprio fare a meno di fare il tifo per qualcuno, si candidi con Fratelli d’Italia, sono sicuro che lo accoglierebbero a braccia aperte”.
In questo clima infuocato, pensa che il ministro Santanchè possa evitare le dimissioni?
“Ormai non mi sorprende davvero più niente, ma anche in questo caso siamo di fronte a una situazione molto grave e francamente grottesca. Persino nel suo stesso partito, ultimamente, c’è chi sta scaricando la ministra, ma lei ‘se ne frega’, continua imperterrita, impermeabile a qualsivoglia sussulto di correttezza istituzionale e anche di dignità personale. Al momento del giuramento sulla Costituzione, i ministri assicurano ai cittadini disciplina e onore: Santanché, di conseguenza, sta disonorando la sua carica e il Paese intero”.