Ogni trucco è buono per salvare la faccia sul Superbonus. La maggioranza, anzi solo una parte della maggioranza, si salva ancora una volta in commissione e riesce ad arginare le proteste di Forza Italia sulla retroattività dello spalma-crediti. Per mettere al sicuro il voto, Fratelli d’Italia e Lega hanno fatto praticamente di tutto.
Prima hanno tentato di allargare la composizione della commissione Finanze del Senato, venendo stoppati dal presidente dell’Aula di Palazzo Madama, Ignazio La Russa. Poi hanno potuto contare sull’assenza del senatore delle Autonomie, oltre che sul sostegno di Italia Viva. E, alla fine, è arrivato il via libera all’emendamento del governo al decreto Superbonus, approvato con il voto favorevole dei renziani e l’astensione di Forza Italia. E con l’assenza di Pietro Patton, delle Autonomie.
Sul Superbonus il governo si salva in corner
Al voto, invece, ha partecipato il presidente della commissione, il leghista Massimo Garavaglia. Che però non nasconde le tensioni in maggioranza, lasciando la commissione sbottando: “È passato nonostante Forza Italia, grazie al voto del presidente e di Italia Viva”. Confermata, quindi, l’allargamento delle detrazioni per i crediti del Superbonus a dieci anni, con tanto di retroattività per il 2024. La crisi rientra, ma non del tutto quindi.
Anche perché in Forza Italia il malcontento resta. Antonio Tajani, leader azzurro e vicepresidente del Consiglio, esulta per il rinvio di un anno della sugar tax, ma si rammarica perché sul Superbonus resta l’effetto retroattivo, con gli emendamenti di Forza Italia bocciati in commissione. “Domani – assicura comunque Tajani – saremo leali nei confronti del governo”. Mentre con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, assicura che “non c’è nessuna guerra, ci sono posizioni politiche di principio”. A prendere posizione con il ministro dell’Economia c’è anche il responsabile della Difesa, Guido Crosetto, che ci va giù pesante parlando del Superbonus come di “un furto colossale” da smantellare, perché “se io ho un tumore me lo tolgo”.
La cronaca di una giornata di ordinaria follia
La giornata è stata tutt’altro che semplice per la maggioranza. Prima, nel pomeriggio, è stato annunciato l’aumento della composizione della commissione, da 19 a 20 senatori, con un’aggiunta di Fratelli d’Italia che avrebbe garantito il passaggio dell’emendamento. Poi il presidente del Senato La Russa è stato costretto al passo indietro, specificando – dopo le veementi proteste dell’opposizione – che l’aggiunta sarebbe scattata solo oggi, a votazioni critiche terminate.
Così la maggioranza ha dovuto pensare a un’altra soluzione, arrivata dal gruppo delle Autonomie con Patton che ha deciso di non partecipare alle votazioni dopo che un suo emendamento è stato approvato. Per il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avrebbe deciso di “comprare l’assenza di un senatore che di solito vota con l’opposizione attraverso l’approvazione di un suo emendamento”. Regge, invece, la tregua sulla sugar tax: l’accordo prevede lo spostamento della sua entrata in vigore al primo luglio 2025. Una “nostra vittoria”, commenta il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri. “L’abbiamo spuntata”, sottolinea Tajani. Giusto per rimarcare le distanze nella maggioranza.