Leopolda 2014. Un Matteo Renzi carichissimo, da pochi mesi insediatosi a Palazzo Chigi, era più che sicuro. “A noi non interessa il gioco della conta, gli scontri, noi facciamo proposte che diventano leggi dello Stato”, diceva impettito, rimarcando così la distanza con la piazza dei lavoratori in sciopero in quei giorni a San Giovanni e con minoranze interne ed esterne al Pd. Peccato che poi anche questo Governo ha dovuto fare i conti con l’onta dei decreti attuativi mai approvati e che, nel corso del tempo, si sono accumulati a più non posso fino ad arrivare ad essere quasi 700. Esattamente com’era capitato prima con Mario Monti e poi con Enrico Letta. Anzi, verrebbe da dire peggio di Mario Monti ed Enrico Letta. Perché ancora oggi, dopo più di due anni di Renzi e del vento di (presunta) rottamazione, ci sono una marea di decreti attuativi a firma Letta e Monti che ancora devono essere approvati. Col risultato che tante e tante leggi di cui spesso ci si è fatto vanto, in realtà non hanno nulla di concreto, essendo ferme perché manca il fatidico “la” per metterle in pratica.
LA FURBATA DEL PREMIER – A questo punto la domanda sorge spontanea: chi è che disegna questo fosco quadro di tante carte e pochi fatti? Qualche gufaccio maledetto? No, a meno che Renzi non voglia darsi del gufo lui stesso. Già, perché i dati sono proprio di Palazzo Chigi. Secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato ieri dall’ufficio per il Programma di Governo, infatti, emergono dati molto interessanti. Da quando Renzi è Presidente del Consiglio (22 febbraio 2014) i provvedimenti legislativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale sono 214. Di questi ben 90 (il 42%) rinviano a qualcosa come 831 provvedimenti tra decreti da adottare ancora e già adottati. Già, perché c’è un piccolo particolare di cui tener conto: se prima i report distinguevano quanti decreti dovessero essere ancora approvati, ora questa parte è stata stralciata. Chissà perché. Forse il caro Renzi non vuole fare brutta figura. E allora LaNotizia ha pensato bene di calcolare i numeri per Palazzo Chigi, contando tutti i decreti attuati fino ad ora: sono 356. Ergo: mancano all’appello ben 475 decreti. Niente male per chi si era spacciato come il grande innovatore della politica italiana.
IL LASCITO DI ENRICO E MARIO – Ma il conto non finisce qui. Qualche ottimista potrebbe pensare che, perlomeno, il lascito (pesantissimo) dei decreti da adottare dei governi Letta e Monti sia stato smaltito. Macché. Nonostante i numeri siano notevolmente calati (a febbraio 2014 erano 889), restano ancora da attuare qualcosa come 201 decreti. Ricordate il “Salva Italia”, la prima riforma “lacrime e sangue” del Governo Monti? Bene, ci sono ancora 7 decreti che mancano all’appello. E la Legge di Stabilità del 2013? Restano inattuati 14 decreti, per la metà dei quali – peraltro – il termine è scaduto. Con la conseguenza che quelle norme sono già belle che sepolte. In totale, insomma, del Governo Monti il lascito è pari a 122 decreti. E per 56 di questi il termine è scaduto. Carta straccia. Stesso discorso per Letta: 79 provvedimenti ancora da adottare e per 39 di questi si è andati già oltre il tempo a disposizione. Insomma, i numeri parlano chiaro. E dicono chiaramente che il “verso” non è che poi sia cambiato più di tanto.
Tw: @CarmineGazzanni