La Lombardia è la prima regione per Pil agroalimentare, ma è tra le peggiori per abusi sui braccianti. È una sorta di locomotiva del caporalato. Questo può indicare a chi fa comodo che siano triplicati gli sbarchi di migranti negli ultimi mesi.
Giovanna Addivinola
via Facebook
Gentile lettrice, la sua osservazione è utile a smentire il mito ipocrita che i braccianti low-cost siano una prerogativa del meridione. Chi ne beneficia di più, in realtà, sono le regioni del nord, quelle che si autodefiniscono “virtuose” e sono bravissime nel denigrare il sud. Tuttavia, da qui a pensare che l’incremento degli sbarchi, dacché sono al governo i cocomerari, pardon i meloniani, sia premeditato, il passo è lungo. Va detto innanzitutto che la premier Bombetta non sarebbe certo all’altezza di organizzare migrazioni dall’Africa. E in secondo luogo, se l’intento fosse di raccogliere voti per la destra, al nord albergano i maggiori sentimenti xenofobi, come ci insegna la storia della Lega. Non credo di doverle ricordare il Prof. Miglio, ideologo di un Paese da operetta chiamato Padania, o il Bossi che esortava il Vesuvio a fare scempio di napoletani o il Salvini che diceva che al nord devono insegnare solo maestre del nord, perché le altre “non parlano neanche l’italiano” (invece lui…). Il settore agroalimentare italiano è il primo in Europa per valore aggiunto e rappresenta quasi un quarto del nostro Pil. Questo primato esiste da anni, da ben prima che il ministro Lollobrigida incoraggiasse i percettori del Reddito di cittadinanza a lavorare in agricoltura, dove le braccia del ministro sarebbero senza dubbio benvenute.
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