Come in un intricato puzzle, poco alla volta la Manovra italiana prende forma. Il tutto mentre è in atto una corsa contro il tempo per trovare le coperture finanziarie per i provvedimenti più impellenti, tra cui spicca il famigerato taglio del cuneo fiscale. Una Finanziaria snella, ciò per via delle coperta corta data dalle poche risorse disponibili, da circa 30 miliardi a cui, però, non mancherà il “coraggio” per affrontare temi atavici del nostro Paese. Questo almeno quanto ha annunciato il premier Giuseppe Conte in vista dell’appuntamento di lunedì quanto la bozza del provvedimento approderà all’esame del Consiglio dei ministri.
Insomma mancano ancora pochi giorni di attesa al delicato appuntamento che solo ad agosto sembrava un miraggio a causa della decisione del leader leghista Matteo Salvini di staccare la spina al governo gialloverde. Una mossa che aveva fatto precipitare il Paese nello sconforto in quanto, se si fosse tornati alle elezioni come sperava l’ex vicepremier, non ci sarebbero stati i tempi tecnici né per scongiurare il temutissimo aumento dell’Iva, né per evitare l’esercizio provvisorio che, di fatto, avrebbe paralizzato il Paese per un anno intero. Ma l’accordo inaspettato – e in extremis – tra Movimento 5 Stelle, Pd e LeU ha evitato tutto ciò. Peccato che il disastro fosse già stato fatto e con i tempi più che ristretti, non è stato possibile andare molto oltre al disinnesco delle clausole di salvaguardia.
NODO RISORSE. Quel che è certo è che dato il contesto economico globale e l’inopportuna crisi estiva, non si poteva pretendere molto di più dal premier e dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Soprattutto per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale per cui sono stati stanziati 2,5 miliardi nel 2020 e 5 miliardi a regime. Risorse ritenute insufficienti dai sindacati che hanno chiesto un intervento più corposo sulla riduzione della tassazione sul lavoro e che premono per la rivalutazione delle pensioni, argomento questo da troppo tempo dimenticato. Proprio per questo nel weekend il Governo non resterà con le mani in mano, anzi potrebbe esserci anche un vertice di maggioranza per fare il punto sugli interventi, ma proseguirà il lavoro tecnico per definire le coperture. Del resto il solo pacchetto anti-evasione vale 7 miliardi ma, secondo quanto emerge in queste ore febbrili, mancano all’appello ancora circa la metà delle risorse.
MISURE CORAGGIOSE. Che si tratti di una riforma coraggiosa, nonostante le risorse esigue, non lo dice solo Conte ma lo si evince anche da alcune ipotesi su cui è a lavoro l’esecutivo. Proprio in queste ore si starebbe valutando la detassazione per gli aumenti salariali contrattuali per il prossimo triennio, probabilmente fissando una aliquota al 10%. In altre parole una misura pensata appositamente per rafforzare il cuneo fiscale visto che andrebbe ad abbattere direttamente il peso del fisco su quella parte di retribuzione. Tema, questo, che è stato al centro di un incontro al Mef con i sindacati e il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo.
La proposta, caldeggiata da Cgil, Cisl e Uil, è arrivata dallo stesso ministero del Lavoro e rappresenterebbe una spinta a chiudere i contratti e ad aiutare lo sblocco delle trattative. Inoltre torna in auge il tema del contrasto all’evasione fiscale per il quale si sta cercando un intesa di maggioranza sull’inasprimento del carcere per gli evasori. Un argomento spinoso caro al Movimento 5 Stelle ma che non convincerebbe appieno dem e Italia Viva.