Era il 24 marzo 2020, era appena scoppiata in Italia la pandemia da Covid-19. Su twitter Giorgia Meloni scriveva: “Aumentano i contagi nel personale medico e sanitario italiano. La salute dei nostri eroi che combattono il #coronavirus deve essere priorità del governo”. Un pensiero, questo, condisivo praticamente da tutti i partiti. Non a caso il governo allora presieduto da Giuseppe Conte, proprio nel marzo del 2020, decise di prevedere un fondo ad hoc – inizialmente di 10 milioni di euro, poi rimpinguato per volere dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, fino ad arrivare a 15 milioni – “per l’adozione di misure di solidarietà per i familiari del personale medico, infermieristico e socio-sanitario, che abbiano contratto, in conseguenza dell’attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia conseguita la morte per Covid-19”.
Il Conte 2 aveva previsto un fondo ad hoc destinato ai medici morti a causa del Covid. Ma 15 milioni non sono mai stati assegnati
Insomma, un indennizzo per i familiari dei medici e degli infermieri morti a causa del Covid. Il punto, però, è che a distanza di tre anni neanche un centesimo è stato versato. Per capire l’ennesima follia italica, bisogna fare un passo indietro. La legge voluta da Conte prevedeva per la sua attuazione un provvedimento attuativo che, con pesanti ritardi, è stato approvato solo il 22 settembre 2022. La palla, a quel punto, è passata in mano all’Inail che il 3 gennaio 2023 ha emanato una circolare in cui si specificavano “procedure e modalità di erogazione della speciale elargizione a favore dei familiari superstiti degli esercenti le professioni sanitarie, degli assistenti sociali e degli operatori socio-sanitari deceduti per effetto o come concausa del contagio da Covid-19”.
Il problema, però, è che ora l’Inail attende l’ultimo – e definitivo – ok da parte del dipartimento per le Politiche della Famiglia, oggi guidato dalla ministra Eugenia Roccella, per procedere all’assegnazione del fondo. “Le domande per ricevere la speciale elargizione si sono chiuse il 4 marzo, da quel momento nulla è arrivato – spiega a La Notizia non a caso Cristina Autore, portavoce di “Medici a mani nude”, l’associazione che riunisce familiari di Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta deceduti a seguito di contagio da Covid-19 – Non sappiamo a che punto siano le nostre pratiche, ma non abbiamo intenzione di aspettare ancora”.
Sono passati tre anni e mezzo ma ancora manca l’ok definitivo del dipartimento per la Famiglia
L’unica indicazione che si legge nel bando Inail è che “la prestazione – racconta ancora la Autore – verrà erogata entro 60 giorni decorrenti dall’emissione del decreto da parte del capo del Dipartimento per le Politiche della Famiglia che fisserà la misura della speciale elargizione per ciascun nucleo familiare”. Un decreto che, a quanto pare, manca. Ma non è tutto. Perché i fondi rischiano di essere comunque insufficienti: “Aspettiamo ormai da 3 anni e mezzo i ristori promessi da tutte le forze politiche per i decessi dei nostri cari e temiamo che, dato l’altissimo numero di potenziali beneficiari di questa misura, ci sia il rischio di ricevere solo una carità da parte dello Stato e non un indennizzo dignitoso che possa ristorare – almeno economicamente – la perdita dei nostri padri, madri, figli”.
In mezzo al caos mastodontico e all’ennesimo gioco di rimpalli e di fondi bloccati, resta una sola certezza: i familiari non vogliono più attendere. “Ora vogliamo risposte e indennizzi congrui tout court. Chiediamo al governo e alla ministra Roccella di attivarsi per lo sblocco di questi fondi, fermi da troppo tempo, e di adoperarsi in tutte le interlocuzioni possibili con Inail. Ci chiediamo: quanto dobbiamo ancora aspettare?”.