Le Lettere

Il gioco delle tre carte

In Siria gli Usa hanno bombardato le milizie irachene alleate di Damasco. Ma perché si immischiano? E Biden decide questo pur in scadenza di mandato?
Stefano Torelli
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Gentile lettore, il bombardamento di truppe alleate di Assad non significa che gli Usa “si immischiano”: è invece il chiaro indizio che sono stati gli americani ad aizzare i “ribelli” (da loro armati e finanziati), come avevamo previsto la settimana scorsa. È chiaro che gli Usa vogliono costringere la Russia a intervenire in Siria, sottraendo risorse al fronte ucraino. Inoltre mirano a indebolire l’asse della Resistenza, che loro chiamano asse del Male, ossia l’alleanza Iran, Siria, Hezbollah. Anche questo l’avevamo anticipato, dicendo che era nell’interesse di Israele, il cui fine strategico è la demolizione dell’Iran. Quanto a Biden, quasi certamente agisce in pieno accordo con Trump. Giorni fa, quando la Casa Bianca autorizzò l’uso di missili a lungo raggio sul territorio russo, si ipotizzò che la mossa puntasse a ostacolare Trump nel futuro negoziato di pace per l’Ucraina. La verità è invece, con ogni probabilità, che quella mossa fu concordata con Trump. Il quale infatti non ha aperto bocca al riguardo, mentre il suo inviato per l’Ucraina, il gen. Kellogg, ha detto che l’ordine di Biden può essere utile, perché darà agli Usa una carta in più in fase di negoziato. In altre parole, se Putin non vuole i missili, dovrà fare concessioni. Intanto la Turchia, amica della Russia ma anche dei ribelli e degli Usa, manda i droni a spiare l’esercito siriano. Nel gioco delle tre carte, nessuno è innocente e gli americani meno di chiunque.