di Stefano Sansonetti
Magari non avrà ancora tutti i crismi dello scontro. Di sicuro in queste settimane a palazzo Chigi sta montando una certa insofferenza nei confronti della struttura burocratica del ministero degli Esteri. Nel mirino, in particolare, sembra finito il segretario generale della Farnesina, l’ambasciatore Michele Valensise. A mostrare indisposizione nei suoi confronti è quella parte del giglio magico renziano rappresentata da Marco Carrai, amico di vecchia data del premier, e Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del consiglio. Ma qual è la ragione di questo attrito che per ora le parti in causa sono riuscite a mantenere sottotraccia? Al centro della scena ci sono i rapporti con gli investitori esteri. Qui c’è una sorta di “protocollo” in base al quale quando un gruppo estero vuole sondare il terreno di possibili investimenti nel Belpaese cerca innanzitutto di attivare contatti con la Farnesina.
IL NODO
E qui nel corso dei mesi scorsi si sono registrati come minimo dei “fraintendimenti”. Nella nuova era di Matteo Renzi a palazzo Chigi il “giglio magico” ha sin da subito mostrato una certa voglia di trattare in prima persona con gli interlocutori esteri. Obiettivo inseguito in particolare da Carrai, molto orientato a coltivare contatti internazionali. Il fatto è che Valensise, i cui rapporti con l’ex ministro degli esteri Federica Mogherini pare non fossero idilliaci, non ha mai mostrato segni di voler arretrare di un millimetro nel suo ruolo di contatto primario con certi gruppi esteri intenzionati a esplorare opportunità di business in Italia. Da qui una spaccatura nell’interpretazione dei ruoli che sta opponendo le parti in maniera sempre più profonda. Al punto che il duo Carrai-Lotti non sarebbe affatto dispiaciuto se Valensise lasciasse la strategica poltrona di segretario generale della Farnesina. Di più, perché a quanto pare le manovre sotterranee del “giglio magico” per spodestare l’ambasciatore sarebbero già partite. Sul punto Valensise sarebbe in grado di contare sui buoni rapporti che lo legano all’attuale ministro degli esteri, Paolo Gentiloni. Ma la partita è aperta.
IL DETTAGLIO
E quando la posta in gioco è alta, si sa, non si va certo per il sottile con il possibile repertorio di dispetti e sgambetti. Così dal giglio magico, in questi giorni, si va mettendo in discussione l’opportunità che la moglie di Valensise lavori per una società di consulenza privata che ha tra i suoi clienti gruppi che fanno affari con società più o meno pubbliche italiane. Si dà infatti il caso che la consorte dell’ambasciatore, Elena Di Giovanni, sia partner della Comin & Partners, società di consulenza strategica fondata da Gianluca Comin, ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Enel. La società, fanno notare dal “giglio magico”, di recente ha seguito i giapponesi di Hitachi nell’operazione di acquisto da Finmeccanica di Ansaldo Breda e Ansaldo Sts. Insomma, i più stretti collaboratori di Renzi si sarebbero un bel po’ “ingelositi”, per usare un eufemismo. E l’attrito è destinato a protrarsi.
Twitter: @SSansonetti