L’Unione europea sembra finalmente essersi accorta del problema: Elon Musk e il suo impero digitale rappresentano una minaccia concreta per la democrazia. Non è solo questione di disinformazione o algoritmi compiacenti; è un modello di potere che si espande a scapito delle regole, piegando i principi fondamentali dell’Europa.
Un’Europa lenta contro un impero digitale senza regole
L’ultimo caso emblematico è il livestream su X, la piattaforma di Musk, che ha dato ampia visibilità ad Alice Weidel, leader dell’estrema destra tedesca AfD. Un evento che non può essere liquidato come un incidente. Musk ha smantellato i controlli interni della piattaforma, favorendo la proliferazione di fake news e odio. Il risultato è un megafono digitale dove le voci più estreme prosperano indisturbate. Non è un errore casuale ma il riflesso di una strategia che privilegia la polarizzazione, sfruttandola come leva per aumentare l’engagement e, di conseguenza, i profitti.
La risposta di Bruxelles è arrivata, ma con colpevole ritardo. Thierry Breton ha richiamato Musk al rispetto del Digital Services Act (DSA), minacciando sanzioni. Il DSA, nato per regolamentare le grandi piattaforme, è una conquista normativa significativa ma la sua implementazione è ancora fragile. Di fronte a un attore come Musk, che si muove con arroganza tra le maglie dei regolamenti, il rischio è che queste norme si rivelino insufficienti. Da imprenditore visionario Musk è diventato un attore politico globale, piegando piattaforme e tecnologie al suo disegno ideologico, spesso in sintonia con l’estrema destra e i populismi.
Starlink e Iris: la sovranità digitale europea sotto attacco
E in questo quadro già preoccupante, si inserisce la questione Starlink. Giorgia Meloni, senza informare Bruxelles, starebbe trattando con Musk per un contratto da 1,5 miliardi di euro, scavalcando il progetto europeo Iris. Il programma, finanziato anche dall’Italia, è il pilastro della sovranità digitale europea, pensato per garantire sicurezza e indipendenza nelle comunicazioni strategiche. Ma Iris non è esente da problemi: il suo lancio, previsto inizialmente per il 2027, è stato posticipato al 2030, lasciando un vuoto che Starlink promette di colmare. Meloni sembra voler sfruttare la lacuna, ma a che prezzo? Dipendere da un privato come Musk significa mettere in discussione l’autonomia tecnologica italiana e, di riflesso, quella europea.
Le trattative segrete tra Meloni e Musk hanno suscitato forti tensioni a Bruxelles. Emmanuel Macron ha accusato Musk di sostenere una “nuova internazionale reazionaria”, mentre la Commissione europea teme che un accordo con Starlink possa frammentare gli sforzi per una connettività strategica comune. Iris² non è solo un progetto tecnico: rappresenta un impegno condiviso per garantire sicurezza e autonomia all’Europa. Il contratto con SpaceX rischia di trasformare l’Italia in un battitore libero, minando anni di sforzi per costruire una politica comune sulla sovranità digitale.
Da Bruxelles, comunque, si prova a ridimensionare la questione: un portavoce della Commissione ha spiegato all’Ansa che un eventuale accordo tra l’Italia e SpaceX sarebbe compatibile con la partecipazione al progetto Iris². L’Italia, in quanto Stato sovrano, ha “il pieno potere di procedere con decisioni e azioni sovrane”.
Musk e Starlink: non è solo questo il problema
Il problema però è più grande di Musk o Starlink. È il sintomo di un sistema che ha permesso a pochi individui di accumulare un potere sproporzionato, senza controllo democratico. Musk è un problema, sì, ma lo è anche la lentezza di un’Europa che troppo spesso reagisce invece di agire. Il Digital Services Act è un passo avanti ma serve una visione più ambiziosa. Regolamentare non basta; bisogna ridefinire il rapporto tra tecnologia e democrazia, tra potere economico e responsabilità sociale.
La posta in gioco è alta. Non è solo una questione di satelliti o social network: è il futuro della democrazia europea. Se Bruxelles non riesce a fronteggiare Musk oggi, domani potrebbe essere troppo tardi. Perché il potere non regolato non è mai neutrale e lasciare che siano pochi a riscrivere le regole del gioco è una sconfitta per tutti.