Dicono dalle parti del governo e nei partiti di centrodestra che l’ambientalismo e la mobilità elettrica siano fissazioni di qualche sparuto esagitato. Sbagliano, di grosso. Il futuro è tracciato.
Lo dicono chiaramente le evidenze che emergono dal Global Automotive Consumer Study 2023, lo studio globale che Deloitte conduce ogni anno su oltre 26.000 consumatori in 24 Paesi con l’obiettivo di fare luce sulle tendenze e variabili più rilevanti nella trasformazione del settore automotive che parla di mobilità globale sempre più elettrica, anche se con importanti distinzioni a livello nazionale e con molte incognite legate allo scenario geopolitico, che tenderanno a rallentare la transizione ecologica del settore automotive.
Continua a crescere la preferenza per i veicoli elettrici, con l’Italia in testa alla classifica dei consumatori attenti alla sostenibilità
Secondo lo studio continua a crescere la preferenza per i veicoli alternativi a benzina e diesel, con l’Italia in testa alla classifica dei consumatori attenti alla sostenibilità: il 78% che vorrebbe passare all’elettrico. C’è, dicono i dati, un interesse crescente nei confronti della connettività a bordo di veicoli sempre più tecnologici e personalizzabili e c’è più pazienza per tempistiche di consegna dilatate a causa delle interruzioni della supply chain globale. Un italiano su 3 sarebbe oggi disposto ad aspettare 5 (o più) settimane per la consegna del veicolo.
“Come noto, l’industria automotive sta affrontando una delle fasi più complesse della propria storia, ma al tempo stesso continua ad evolvere e avanzare, cercando di trasformare le numerose sfide in nuove opportunità”, spiega Franco Orsogna, Automotive Leader di Deloitte Central Mediterranean, nel commentare i dati della ricerca.
“Anche l’edizione 2023 del GACS ci conferma come la strada verso il nuovo paradigma della mobilità elettrica sia ormai tracciata, sebbene i prezzi di listino ancora elevati rappresentino uno dei freni più importanti per la diffusione dei veicoli elettrici nel mercato. Tuttavia, al netto dei diversi eco-incentivi, il fattore prezzo può essere controbilanciato anche dal forte desiderio dei consumatori di ridurre sistematicamente i costi di rifornimento e utilizzo del veicolo, un aspetto amplificato dai rincari energetici che hanno contraddistinto il 2022”.
A livello globale la transizione verso la mobilità elettrica procede con decisione, spinta da nuove tecnologie e normative sempre più stringenti e vincolanti sul fronte ambientale. In Italia si registra anche quest’anno una delle percentuali più alte in assoluto per i veicoli alternativi a benzina o diesel (ovvero ibridi o full-electric), che messi insieme salgono dal 69% al 78%, distaccando nettamente altri Paesi avanzati come Germania (49%), Cina (55%) o Corea del Sud (62%).
Tuttavia, la diffusione dei veicoli ecologici potrebbe essere sensibilmente rallentata dalle rinnovate preoccupazioni dei consumatori su molteplici aspetti: in primis l’accessibilità economica, l’autonomia delle batterie e le tempistiche di ricarica dei veicoli.
Peccato che il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza alla mobilità elettrica dedichi meno dell’1% delle ingenti risorse disponibili, contro oltre il 25% circa della Germania ed il 10% della Spagna.
Sullo sfondo rimane la decisione storica del Consiglio dell’Unione europea con cui il 28 giugno scorso ha confermato che a partire dal 2035 non sarà più possibile in Europa immettere sul mercato nuove auto e furgoni a combustione interna. I trasporti rimangono la principale fonte di emissioni climalteranti. L’hanno capito tutti. Chissà quando se ne faranno una ragione anche dalle parti del governo.