di Stefano Sansonetti
Sarà che l’appetito vien mangiando. Ma in questo caso siamo al limite dell’indigestione. Il fatto è, come ripete chi lo conosce bene, che Vincenzo Fortunato non corre certo questo rischio. Anzi, sembra che la sua “capienza” in termini di scranni e poltrone varie sia infinita. Stavolta si arriva dalle parti di Venezia. Già, perché si dà il caso che l’ex capo di gabinetto del ministero dell’economia, ai tempi di Giulio Tremonti al potere, sia anche collaudatore del Mose di Venezia.
Proprio così, Fortunato è nella pattuglia dei super-pagati “verificatori” chiamati a controllare l’opera di dighe mobili pensata per proteggere la laguna di Venezia. Qualche tempo fa sul Mose è piombata un’inchiesta della procura di Venezia che ha portato ai domiciliari Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova di cui fanno parte le imprese che stanno seguendo l’opera (tra queste ci sono Condotte, Astaldi e il Gruppo Mantovani). L’inchiesta, secondo la quale Mazzacurati avrebbe pilotato un appalto relativo all’Autorità portuale di Venezia, ha visto un fitto lavoro da parte della Guardia di finanza proprio sul Consorzio. Sul quale, secondo un denso dossier delle Fiamme Gialle, i controlli sarebbero stati a dir poco carenti. Un faro è stato acceso anche sulle spese e sul coinvolgimento del gruppo dei collaudatori. Tra questi, appunto, è spuntato fuori anche il nome di Fortunato (non indagato e non coinvolto nell’inchiesta). La Notizia ha chiesto al Consorzio se l’ex capo di gabinetto del Tesoro risulti tutt’ora collaudatore del Mose. E la risposta è stata affermativa. Verosimilmente questo incarico si riferisce a quando il grand commis era capo di gabinetto alle Infrastrutture con Antonio Di Pietro. Ad ogni modo si tratta di uno scranno ancora mantenuto. Fortunato, a questo punto, può aggiungere la poltrona di collaudatore a quella di docente alla Scuola superiore dell’economia e delle finanze (retribuita con 303 mila euro l’anno, come già rivelato da la Notizia), a quella di liquidatore della Stretto di Messina e a quella di presidente di Invimit, la società del Tesoro che dovrebbe valorizzare gli immobili pubblici. Tra i collaudatori del Mose, poi, sono venuti fuori anche i nomi di Angelo Balducci, già travolto dall’inchiesta sulla cricca del G8, e di Lorenzo Quinzi, considerato uno strettissimo collaboratore di Fortunato. In realtà i due sono fuori dal gruppo dei collaudatori dell’opera da molti anni, come ha fatto sapere il Consorzio. I loro nomi, quindi, sono emersi sono nell’analisi storica di chi si è avvicendato, senza essere coinvolti nell’inchiesta veneziana. Quanto al “fortunatiano” Quinzi, però, va segnalata la sua conferma al ministero dell’economia, ora guidato da Fabrizio Saccomanni, come direttore dell’Ufficio di gabinetto. Circostanza che, unita ai numerosi incarichi mantenuti dall’ex capo di gabinetto, fa dire a qualche malizioso di via XX Settembre che Fortunato non è mai andato veramente via dal ministero dell’economia.