Una doppia doccia gelata. Una, in realtà, non è altro che una conferma: il Pil italiano non crescerà dell’1% nel 2024, come scritto nel Def, ma molto meno. La seconda persino peggiore, perché rivede al ribasso le stime per il 2025, con una crescita che sarà ancora ferma al +0,7%. Dal Fondo monetario internazionale (Fmi) arrivano previsioni tutt’altro che positive per l’economia italiana e per il governo Meloni.
Il rallentamento del nostro Paese sembra sempre più cosa certa, contrariamente a quanto continua a stimare il governo. L’ultimo aggiornamento delle stime del Fdi vede un Pil italiano confermato allo 0,7% nel 2024 e in calo, rispetto alle precedenti previsioni, alla stessa cifra nel 2025. Parliamo di 0,4 punti percentuali in meno rispetto a quanto stimato solamente a gennaio.
Le stime del Def lontane dalla realtà: il Fmi gela il governo
Se per il 2024 parliamo di una conferma (d’altronde tutte le stime erano ben inferiori a quelle del Def, comprese quelle della Commissione europea), si tratta invece di una novità il dato per il 2025. Anche in questo caso il Def del governo Meloni è molto più ottimista, ipotizzando una crescita dell’1,2%. Invece, secondo il Fondo monetario internazionale, il dato reale sarà più basso di mezzo punto.
Nel 2025 l’Italia sarebbe quindi fanalino di coda per la crescita del Pil nel G7: per la Germania si prevede un +1,3%, per la Francia un +1,4%, per il Giappone +1%, per il Regno Unito +1,5%, per il Canada +2,3% e per gli Stati Uniti +1,9%. La crescita globale è stimata al 3,2% sia nel 2024 che nel 2025, allo stesso ritmo dello scorso anno.
Per quanto riguarda l’inflazione, invece, la stima del 2024 per l’Italia è di un +1,7% con una nuova risalita nel 2025 al +2%. Inoltre si attende un aumento della disoccupazione al 7,8% nel 2024 nel nostro Paese, contro il 7,7% del 2023. Nel 2025 crescerebbe ulteriormente raggiungendo l’8%. Il Fmi si attende anche un taglio dei tassi a breve, tanto da sostenere che altri ritardi “rischiano di causare in concreto un irrigidimento della politica monetaria”.