Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi. È l’appello che l’Alleanza contro la povertà rivolge al governo in merito alle misure che lo stesso esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha introdotto al posto del Reddito di cittadinanza: l’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro.
Per l’Alleanza i due nuovi sussidi contro la povertà introdotti dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, hanno già “dimezzato la platea, già limitata e ristretta, di poveri assoluti beneficiari”. E uno dei problemi, viene sottolineato, è che finora i dati su queste due misure sono stati omessi: motivo per cui ne viene chiesta la pubblicazione. Con l’obiettivo di applicare “correttivi e modifiche” finché si è ancora in tempo, “prima che la popolazione italiana in condizione di povertà assoluta aumenti ulteriormente”.
L’allarme dell’Alleanza contro la povertà su Assegno di inclusione e Supporto per la formazione e il lavoro
Antonio Russo, portavoce dell’Alleanza, lancia l’allarme in nome di decine di associazioni laiche e cattoliche (Acli, Caritas, Save the Children, ma anche i Comuni dell’Anci e i sindacati). Le parole di Russo arrivano dopo la pubblicazione del primo rapporto della commissione sulla povertà sul Reddito di cittadinanza, in cui però non si parla proprio delle nuove nuove misure (Adi e Sfl), non fornendo dati a riguardo.
Viene sottolineato come i nuovi requisiti reddituali e patrimoniali, resi più stringenti, stiano oggi “lasciando fuori una fetta troppo grande di persone e famiglie che hanno bisogno di essere sostenute”. Il rischio è che sempre meno persone in povertà assoluta vengano raggiunte dai sussidi. Per quanto riguarda i criteri d’accesso, l’Alleanza si dice d’accordo con la commissione quando propone di indicizzare il requisito Isee all’inflazione (oggi è a 6mila euro), ma ritiene che non sia comunque sufficiente. E, anzi, chiede di cancellare la distinzione tra occupabili e non occupabili.