La barbarica deriva delle Invasioni. Questo sembra essere il sottotesto costante del giovedì mattina, all’alba del giorno dopo. Su poche cose i blog tematici di televisione si trovano d’accordo. Si respira sempre un’aria di sintonia sfiorata, ma mai raggiunta. Eppure sul crollo annunciato del programma di La7 nessuno sembra avere dubbi. Dati auditel sempre più preoccupanti ed un trend negativo partito fin dalla prima diretta di questa nuova edizione. Mercoledì scorso è stato toccato il fondo (2,12% di share). Fonti certe parlano di una Bignardi con i bagagli, pronta ad imbarcarsi per il Venezuela in cerca di svago.
crisi inspiegabile
Eppure la questione ha del mistico. A guardare una puntata anche per sbaglio, la sensazione del pubblico cozza parecchio con la mannaia dello share. Si, perché il programma ha un gusto piacevole e si digerisce bene. Mai come quest’anno, una giusta combinazione di ospiti. Dai lustrini di Valeria Marini alle fatiche letterarie dello scrittore impegnato di turno. Dal pop di Barbara d’Urso al registro più alto di Emma Bonino, che sdogana il tema dell’eutanasia in prima serata. Nonostante il punto debole di una lunghezza eccessiva, il ritmo delle interviste resta dinamico. Ed è tutto merito della padrona di casa. Fra bicchieri di Lambrusco e cocktail preparati al volo, se l’asticella degli ascolti si tarasse col suo etilometro si sfiorerebbero le cifre del migliore dei Sanremo.
LA SIMPATIA NON PAGA
Una Daria Bignardi scatenata, più rock e più simpatica degli standard a cui ci ha abituati. La battuta pronta per l’ospite giusto, un paio di parolacce buttate lì con classe per fare camerata con i telespettatori, e ammiccamenti lesbo chic di tutto rispetto. Insomma, non si capisce davvero perchè il pubblico non premi tutto questa merce ben esposta. Forse le Invasioni pagano il prezzo dell’effetto destabilizzante. Dopo anni di interviste spesso troppo abbottonate e velenose, quest’apertura addolcita ad un pubblico più largo non viene capita o semplicemente non viene apprezzata.