Un flop annunciato. Non si può definire in altro modo l’iniziativa del governo guidato da Giorgia Meloni sul deposito delle scorie nucleari. L’esecutivo ha lanciato negli scorsi mesi la possibilità di avanzare delle autocandidature da parte dei comuni che si dicono disponibili a ospitare il deposito. Ma, annuncia oggi il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, non è arrivata neanche una candidatura.
Come spiega Pichetto Fratin a margine di un evento, la possibilità di autocandidarsi da parte dei comuni per ospitare il deposito nazionale di rifiuti nucleari “al momento non è stata colta”. Una candidatura, inizialmente, c’era stata: parliamo di Trino Vercellese. Ma è stata poi ritirata (e non rientrava, tra l’altro, fra le aree idonee a ospitare il deposito).
Il flop annunciato delle autocandidature per il deposito delle scorie nucleari
Insomma, nulla di fatto. “In questo momento siamo alle 51 aree della Carta dei siti, più le aree militari”, ammette il ministro dell’Ambiente. Che prosegue: “Adesso c’è un percorso di valutazione da parte della Commissione Via-Vas e delle commissioni competenti in merito ai 51 siti individuati”.
L’obiettivo di Pichetto è comunque a lunghissimo termine: “Dobbiamo farcela per la fine della legislatura. Abbiamo 59 milioni di italiani che utilizzano gli ospedali, che vanno a fare la Pet e la scintigrafia. Abbiamo gli uffici con i sensori antifumo che contengono granelli radioattivi. Tutto questo materiale dobbiamo stoccarlo da qualche parte. È un dovere non solo del governo, ma del sistema Paese”.
La candidatura ritirata di Trino Vercellese
L’unico comune che si era inizialmente candidato a ospitare il deposito di scorie nucleari è stato quello di Trino Vercellese. Ma proprio negli scorsi giorni la giunta ha approvato una delibera per ritirare la sua candidatura. Una marcia indietro arrivata dopo due mesi in seguito ai dubbi sollevati dagli esperti e alle proteste delle associazioni ambientaliste, oltre che dei comuni limitrofi e dei presidenti delle province dell’area.
Trino Vercellese, peraltro, non rientrava nella lista dei siti idonei, individuati attraverso 28 criteri. Nessuno dei comuni dei siti idonei, comunque, aveva accettato di realizzare il deposito sul suo territorio e proprio per questa ragione il governo ha provato a giocare la carta dell’autocandidatura. Finora senza alcun successo.